giovedì 24 febbraio 2005

Trovo sempre un po' noioso leggere sui blog i testi delle canzoni,  tuttavia oggi vorrei mettere qui solo un titolo, perchè è la canzone che ho in mente in questo preciso momento, e assolutamente non a caso. Anzi, non ho in mente la canzone intera, mi accontento di sistemare sulle corde vocali un chiaro e forte "IT'S MY LIFE! Fatto.  Ora va meglio. Accetto la condizione fragile di chi non sa cosa fare, cosa dire, cosa pensare, cosa credere, cosa ascoltare, cosa CAPIRE, cosa chiedere.  Questa è la mia espressione  mentre aspetto di..vederci chiaro.  Mi trovate ugualmente abbastanza carina?  

giovedì 17 febbraio 2005

 ATTENZIONE!!!

Il nostro CARNESALLI mi fa notare che LUI  aveva già postato i versi di Borges riportati qua sotto.

E va bene SALLI ! ;-) ;-) ;-)

martedì 15 febbraio 2005

Sono giorni fortunati, per tante ragioni.

Ho visto nascosta fra i blog una nuova pietra, prima di scoprirla anche voi (matisse è una donna) leggete un commento estratto da un suo post:

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
(Borges)

sono felice di aver incontrato una di queste persone così speciali.
non so se coltivi il suo giardino di kalanchoe e credo davvero non giochi a scacchi, ma vive di sicuro dietro le quinte di questo blog ;)
grazie, matisse, per ogni idea e gioco e verso che trovo ad aspettarmi :)
dademar

Bene, e adesso si va da Matisse. Sorridere,  e partire dall'archivio. prego :-)


domenica 13 febbraio 2005



Piero della Francesca, Madonna del parto, 1474

In un giorno blu e verde di primavera, sulle terrazze di Barcellona tirava una brezza leggera che accarezzava appena. S'udiva breve un vagito, poi più lungo un pianto. Il bambino chiamava la mamma, e la mamma sonnecchiava con un occhio solo e ogni tanto lo cullava. Era una mattina calda, di quelle che rincuorano dopo l'inverno e fanno sorridere, così il bambino s'acquietò guardando il cielo. La mamma lo prese al petto, gli accarezzò i radi capelli e in un mormorio tra la veglia e il sonno, gli raccontò la storia della stella del mattino, che illumina le piste tra le oasi del deserto e le navi nel mare e gli diede un po' da bere e lo accarezzò ancora, e sentì dolce la brezza sulla pelle, suonare in lontananza di campane, e le sembrò di sentirsi dire: un giorno ti insegnerò a volare. In un mondo popolato di bambini provavamo a vivere in quei tempi.

Postato da: LinoGraz

(mi meraviglio ogni tanto di trovare scritture fantastiche solitarie: bello, il blog di Lino)


 

sabato 12 febbraio 2005

PATTERNS

 

Gironzolando fra blog e fra bloggers  nei giorni passati mi è capitato di “assistere” a vere e proprie scenate di arrabbiatura forte,  disseminate a puntate  nel giro di pochissimo tempo , fra  svariati post e svariati  commenti. Accuse sovrapposte ad altre accuse, alcune vaghe e sottintese, altre più dirette e belle toste. Insomma un bella baruffa virtuale, con tanto di spettatori ignari come me, un po’ allibiti e un po’ incuriositi. Non conoscendo il retroscena, non ho ovviamente capito molto,  ma mi è venuta voglia di riaprire un libro della Von Franz (cosa che mi accade sovente) un libro che tengo sempre sul comodino. Volevo rileggere il capitolo in cui lei parla di “patterns” .

 

Marie Louise Von Franz, L’ombra e il male nella fiaba,  ed. Bollati Boringhieri, pag.141-143

 

La vita di tutti gli esseri viventi è plasmata da modelli di comportamento: un certo pattern di lotta, di corteggiamento,di accoppiamento, di cura della prole e così via, diverso per ogni specie animale. Questi modelli possono entrare talvolta in conflitto o sovrapporsi.

Infatti, benché tali “patterns” siano destinati dalla natura ad adattare l’essere vivente alle situazioni della vita, qualche vota  hanno l’effetto opposto e provocano una contrapposizione. Questo accade per esempio a livello animale quando si tocca una chioccia: allungando una mano,si vede che essa entra in conflitto: vorrebbe scappar via e non farsi toccare da un essere umano, ma il suo istinto materno la tiene incollata alle uova, e così diventa sempre più tesa. Non sa cosa fare: improvvisamente abbandona il comportamento di fuga, e si rassegna a lasciarsi toccare da un essere umano, oppure scappa via, con versi striduli, se il comportamento di fuga prevale sull’istinto materno…

Sembra che la natura abbia creato i nostri livelli superiori di coscienza per costituire un “commutatore” ed evitarci così le difficoltà di adattamento degli animali. Si può dire che ogniqualvolta qualcuno è “afferrato” in modo del tutto unilaterale da un modello di comportamento il suo adattamento sia disturbato. Certi animali esagerano un “pattern”, presumibilmente a causa di impressioni ricevute all’inizio della loro vita. Certi cervi o lupi,  per esempio, diventano insolitamente aggressivi e cadono in preda ad un’aggressività unilaterale, il che provoca gravi disagi nel loro branco; inoltre vanno perlopiù incontro a una morte prematura. Essere in balìa di un unico modello di comportamento (lasciandosi trascinare in determinati “patterns”, e cioè da modelli di comportamento, fantasie e affetti archetipici)  nasconde sempre  qualche pericolo. E quando qualcuno – come accade nella vita animale- ne è sopraffatto, diciamo che ne è “posseduto”. Per noi la  possessione è perniciosa proprio come lo era nelle culture primitive, perché significa essere soggiogati da un’unica nota nella melodia delle possibilità interiori, ed è qui che sta il male, perché tutto quel che ha a che fare con la ragione o i rapporti con gli altri, come qualsiasi altro modello di comportamento,viene cancellato.

 

COMMENTO 1: cari bloggers evitiamo i patterns ;))

COMMENTO 2: che sia un pattern anche il nostro essere  “piccolefiammi-ferìte”? (siamo già passati di qua, mi pare, com'è che ci ripassiamo ancora? ;)))

Stando al suggerimento della Von Franz, basterebbe cambiare modello, e scegliere come riferimento archetipico un’eroina diversa dalla ragazzina della fiaba di Anderseen, e diversa dalla povera  virgiliana Didone.

E’ un  suggerimento che affianco a quello di Mel, desiderosa di riscoprire ( magari con i vostri contributi, care amiche blogger) altri archetipi femminili.. Ok, allora  per prima cosa rileggiamo Apuleio, in cerca di...Psiche!.  Che meravigliosa avventura archetipica, quella di Psiche. Ma perchè Andersen non ha letto L'asino d'oro, o almeno la sua parte centrale, laddove si racconta di Eros e Psiche? Mistero.

 

martedì 8 febbraio 2005

 (.. mi scuso con Ifigenia3, che più veloce di un lampo ha lasciato un commento ad un post che avevo pubblicato per burla, per ridere un po' dopo la serietà del precedente. )

E allora, come si usa dire: VOLTIAMO PAGINA:
Shakespeare

Dolce amore, rianima la tua forza, non sia

il tuo sentire più ottuso di quell'appetito,

che oggi soddisfatto del suo cibo,

domani si riaccende di primitivo ardore.

Sii così, amore: anche se oggi appaghi

i tuoi avidi occhi tal che sazi cadano nel sonno,

riaprili ancor domani e non soffocare

l'entusiasmo d'amore in torpore eterno.

Sia questo infelice momento simile a quel mare

che divide le sponde ove due giovani promessi

si recano ogni giorno, così, quando scorgerai

ritornar l'amore, più felice sarà l'incontro.

O sia come l'inverno che tanto colmo di disagi,

rende più prezioso e ambito l'arrivo dell'estate.

domenica 6 febbraio 2005

 

Ha ragione chi dice che ultimamente c'è un ' inflazione di film con storie di "interculturalità amorosa". Ma vale la pena di vederne..uno in più. Il film di Ken Loach "Just a kiss": Un bacio appassionato.  Sembra "bellino", in realtà è BELLO.

LEI è "una di noi" ;  LUI,  è un bel giovane di origini  pakistane.  Si piacciono, si corteggiano un po' e, naturalmente, finiscono a letto. L'incontro intimo è di passione, tenerezza, bellezza...insomma una danza felice di due corpi-soggetti che si incontrano per la prima volta. ( oltretutto lui è eroticamente parlando molto poco egoista, cosa che assolutamente non guasta...:-))

Ma LUI  purtroppo non può iniziare con  LEI una storia d'amore : non può proprio, anche se ovviamente un po' gli dispiace. Che cosa fa,allora, LUI  ? Fa quello che ha imparato non nella sua, ma nella nostra cultura:  le dice "scusami cara, ma mi ero scordato di dirti che per x ragioni fra noi non può esserci una storia, tuttavia è stato fantastico, grazie non ti dimenticherò ". LEI piange, perchè invece LEI pensava di avere iniziato con LUI una storia d'amore. LEI capisce in quell'istante che non sarebbe finita fra le sue braccia se non con un futuro davanti. Ed è qui che lo scontro fra culture diverse - magari un po' stucchevole a tratti -  per finire diventerà per i protagonisti un' occasione di "INCONTRO"e di maturità.

Usciamo dal film: osserviamo questa donna ferita e in lacrime,  osserviamole  tutte, le donne del mondo ferite e in lacrime perchè "pensavano che quella notte  fosse un inizio", e invece l'indomani scoprono che era solo  ...una bella scopata. E' detto brutalmente, ma stiamo parlando di ferite brutali. Che socialmente non sono affatto riconosciute come brutalità: che strano. Eppure le amiche lo sanno, fra loro ne parlano spessissimo, ma fuori da queste confidenze segretissime, si continua a diffondere il malineso. Possibile che siamo diventati incapaci, uomini e donne, di fare e  farci qualche fondamentale domanda PRIMA di finire a letto? Credetemi, amici e amiche del blog, non sto utilizzando questo spazio per parlare di me. Parlo di noi,  parlo delle donne che io conosco, le tantissime donne che ancora ci cascano, con un  LUI che DOPO (dopo l'incontro intimo, ahi ahi che paura! ) un po' c'è e un po' non c'è, a seconda di come gli fa comodo.

Io li definisco i malintesi amorosi, i bastardissimi malintesi amorosi della nostra cultura post 68. Forse abbiamo sul serio bisogno di riconoscere la "malsanità" di questa abitudine al ferire e al ferirsi : fra uomini e donne, fra ragazzini e ragazzine. 

Certo, quaslche volta è così davvero per entrambi per l'uomo e per la donna protagonisti della "notte d'amore folle". Ma per la maggior parte dei casi stiamo invece parlando di una violenza. Ci siamo talmente complimentati di non essere più assoggettati all' ipocrisia cattolico-puritana, che non ci siamo resi conto di aver rimosso il valore etico dei sentimenti con i quali facciamo bello il gioco della seduzione amorosa.

Un po' di chiarezza curda, o pakistana, o indiana, o africana, o araba o non importa da dove arrivi, e  benvenuta sia!

sabato 5 febbraio 2005

 Mi pare che Phylo abbia ragione, quando in uno dei suoi commenti lasciati in giro cita Caparezza:

"tutto ciò che c'è..c'è già"

Fantastico: ma allora quanto ci arrabattiamo per fare che le cose siano diverse da quello che sono? Perchè perchè perchè?

giovedì 3 febbraio 2005

 Avete a disposizione due micce e un accendino. Si sa che ognuna impiega a consumarsi 1 ora. Domanda: come fare per sapere quando saranno trascorsi 45 minuti? (non vale tagliare la miccia).

Mio figlio aspetta la mia risposta, dice che finora ci sono arrivai solo lui e il Gigi. (oh ma che bravi questi MASCHI liceali!) Qualcuno mi può aiutare?