venerdì 29 aprile 2005

L'immagine qua sotto è solo quello che vorrei. Nella realtà sono sollecitata da un eccesso di impegni MOSTRUOSO !!!


Poichè non sono la sola ad essere presa di mira da questo virus, propongo un blog muro del pianto per poveri affaticati. Signori uomini, mi dispiace, ma ancora una volta il fato vi penalizza, assegnando la parte maggiore della fatica a noi signore ;)


Vai all'immagine a grandezza naturale

giovedì 21 aprile 2005







Ecco che cosa mi piace osservare, e mi piace sempre di più, e vorrei condividere con voi: la maternità, la fiducia, la dolcezza gratuita e naturale, l’intelligenza dell’istinto.



 




 





Avete notato che ci sono in giro molte più carrozzine, ultimamente? Non conosco le statistiche, ma io comincerei a rilevare questo fatto. E chiedo alle mie amiche ( per esempio a Daisy, n’est-ce pas?..) , di fare il loro “lavoro”: tradurre in un concetto questa mia forte sensazione. Grazie ;)

 




 


martedì 19 aprile 2005

domenica 17 aprile 2005

Buone notizie



la trattativa è finalmente iniziata, si prevede dunque un'imminente fine dello sciopero.

 Le parti firmeranno un accordo in serata. Da fonti sicure si sa che il frutto delle lunghe, estenuanti trattative dei giorni passati è il seguente: CHI HA AVUTO HA AVUTO CHI HA DATO HA DATO.  Molto bene. Resta tuttavia un punto ancora da chiarire: chi porta il vino alla festa "BLOGGER e ASSOCIATI" del 5 giugno, cara Melusina? Vino svizzero o vino italiano? E si può sapere perchè i TUOI amici blogger si sono già iscritti e i MIEI temporeggiano o (vedi Vera, vedi Stella, vedi Salli, Maria Grazia, Daisy, Giovanni,Tristan ecc ecc ecc…......) non hanno capito (?!) che si sta parlando di



organizzare una festa?



Bah!!!

 



 


>>>>Io continuo il mio sciopero>>>>

domenica 10 aprile 2005


Alla folla ignota
di Furio Colombo

Ma chi è questa gente? Chi sono questi uomini, donne, bambini, ragazzi che non assomigliano né alle grandi adunate politiche né alle immagini dello sport, pubblicità della musica? Perché continuano a venire persino quando sanno che non basta più né lo spazio né il tempo? Che cosa cercano, a chi ubbidiscono?


Difficile dire, guardandoli, se hanno un legame e quale. Ma lentissimamente avanzano insieme. Lasceranno traccia nella Storia solo come la più grande folla muta che si sia mai vista al mondo.


Sappiamo che cosa non sono. Non sono consumatori, non sono fans, non sono una moda o un costume, non rappresentano nessuno dei mondi a cui ciascuno appartiene. Ciascuno qui è soltanto se stesso. Eppure resterà la traccia o l'immagine di nessuno in particolare. Sarà per sempre ricordata la folla che non smette di crescere e di avanzare, piano, in silenzio.


È un misterioso aggregato vivente, come i ricercatori vedono al microscopio, milioni di particelle diverse che sembrano una unica cosa. Eppure dentro quell'aggregato vivente sai benissimo che ciascuno attraversa una grandissima scena, un suo unico evento di cui ciascuno, da solo, è il protagonista. Tutto si forma e si muove e continua ad andare, lentamente e inspiegabilmente, per chilometri, per ore, perché ciascuna particella di quella folla, ha caparbiamente deciso di esserci, di avanzare un passo alla volta con il solo progetto di arrivare.


Non è né paziente né impaziente questa folla, né docile né impetuosa. È calma e disperatamente decisa. Improvvisamente il corso di milioni di vite totalmente slegate si lega in un immenso corpo unico che ha un'unica ragione di muoversi e una sola destinazione. Qui non c’è alcun rapporto con i grandi, con i celebri, con i coronati che compaiono, ciascuno alla giusta distanza e con la giusta identificazione, al funerale del Papa. Questo mare di viventi non è suddito di nessuno e non è padrone di niente. Tutto ciò che accade qui costa grande fatica fisica.


È un avanzare lento di ore e di giorni. Ma a quanto pare la fatica fisica non conta, ognuno l'affronta e la patisce senza calcolarla, senza neppure occuparsene, come se non fosse immensa quanto la folla.


Evidentemente questa non è una prova, è un impulso. Un impulso calmo, continuo, ragionevole e non fermabile. Come si vede dalla inconciliabilità di ciascuna di queste parole, ciò che è accaduto per giorni a Roma, lasciando a bocca aperta il mondo, è un evento inspiegato dal punto di vista del giudizio e del senso comune. Fili di emozione che originano in vite sconnesse scorrono accanto come in un gigantesco cavo coassiale, ciascuno animato da un passato o motivato da un punto di arrivo che non è il corpo del Papa morto ma il bisogno di attraversare un campo di forza rispondendo a un richiamo.


Succede nella Storia. Ma succede di rado. Succedeva nei secoli, al tempo delle comunicazioni a voce, dei racconti di pochi testimoni lontani, quando ogni viaggio coincideva quasi con la durata di una vita. Non può succedere con la televisione e con internet. Adesso stai a casa e guardi. Abiti il mondo in cui non vivi e sei sempre in un territorio a cui non appartieni. E invece è successo qualcosa che studiosi della mente e del comportamento umano non hanno previsto. Le gente esce di casa, di città, di nazione, di continente, e si mette in fila, ciascuno da solo e per sue ragioni. Una fila immensa. Viene avanti piano un mondo di cui non sappiamo niente. Forse li ha chiamati e stanati quella frase strana, per questi tempi: «Non abbiate paura».


Forse invece è il silenzio del Papa, che non può più parlare. Il Papa senza voce ha risuonato dentro milioni di persone lontane. Senza voce ha chiamato e una immensa folla arriva, ciascuno portando, come un regno, se stesso. Dobbiamo chiamarli pellegrini? Lo fanno i media, ma i pellegrini possono nascere e organizzarsi in un istante, o in poche ore?


Dobbiamo chiamarli fedeli? Nessuno è qui a misurare la fede, nessuno lo chiede, nessuno lo saprà mai. Qualcosa succede dentro. Chiamarli curiosi è frivolo e marginale. Nessun curioso patisce tanto. Qualcuno ha detto: «Sono testimoni. Sono qui, costi quello che costi per dire "Io c'ero"». Ma per dirlo a chi? Se questo mare immenso di folla ti dice che c'erano tutti.


Questa immensa creatura con milioni di teste e di attese non può esistere senza ciascuno di coloro che camminano avanti, piano, sempre. Sono in file lunghissime perché ciascuno risponde al suo richiamo, alla sua ragione che non divide con nessuno.


Centinaia di migliaia di muti dialoghi col Papa morto sono in corso nel silenzio immenso. Come fa Dio ad ascoltare tutte le preghiere? Domandano i bambini. Ecco, così. Ciascuno parla muto e va avanti convinto di essere stato chiamato in modo urgente e imperioso dall'uomo senza voce che stava morendo. Il grande essere vivente va avanti un passo alla volta sotto forma di folla che non comincia e che non finisce (così la vedono dalle televisioni del mondo), non è passivo, non controlla, non comanda, non ubbidisce. Non è in ascolto come ai concerti. Non è in adorazione del capo, come i fanatici. Si muove lentamente in avanti perché questo è il compito, il senso di ciò che accade. Il grande essere vivente, ondeggia appena, in un ordine senza ordini. Ogni sua particella entra da sola, in una scena che gli altri non vedono. Ciascuno risponde in silenzio o con poco rumore al richiamo di un Papa muto.



Grazie, ancora una volta, alla segnalazione fatta da Carnesalli!


mercoledì 6 aprile 2005


La sottoscritta ,la sua amica Melusina e altre due valide collaboratrici


stanno organizzando dalle loro parti,  in Svizzera *


 


DOMENICA 12 GIUGNO,

 



 


dalle  13.30 alle……

 



 


 

07

 



 



déjeuner sur

 



l'herbe






 


condizioni per partecipare: 

 



 



-esserne entusiasti (almeno quanto noi)


-portare qualcosa (qualsiasi cosa, mangiabile o bevibile) della propria cucina da mettere sulla tavola

 



 


-scegliere se alloggiare (nella notte fra il sabato e la domenica) in accampamenti dignitosamente messi a disposizione delle organizzatrici, oppure se riservare in un piccolo albergo a Morcote, sul lago di Lugano.



Se saremo in tanti sarà una grande festa, se saremo in pochi faremo una festa grande.


In ogni caso...sarà FESTA!




*abitiamo a  pochi minuti dall’Italia,  non sui monti di Heidi.



domenica 3 aprile 2005

Ringrazio Roberto Carnesalli per il SUO post di ieri, che riporto qui sotto:


Una riflessione per credenti e non credenti

Il Papa muore
di Furio Colombo

L’Italia è un Paese di gente sola. Vive immersa nel rumore della televisione, nello stordimento del traffico e nel linguaggio vuoto di un capo di governo che continua a parlare di sé e ad attribuirsi immensi successi con Tony e con George mentre il Papa muore. La gente sola di questo Paese non ha dubbi. Va il più vicino possibile al Papa. La morte del Papa non è improvvisa e il filo legame con il Papa non è nato all'istante. Questa nostra comunità piena di anziani che sono o finti giovani o abbandonati, ha visto un vecchio lentamente morire accanto, meno dritto, meno voce, meno forze, meno sorriso, a momenti lo sguardo perduto, la mano sulla fronte, un assopimento angosciato. Quella lunga sosta sul confine della vita ha fatto da barriera, ha fatto da garanzia. Finché c'è lui, avranno (avremo) pensato. C'era uno sfacciato atto di coraggio in quella esibizione di debolezza sempre più grande, in quel lasciarsi vedere mentre la vita va via.
È la Chiesa, è il Papato, è la forza di una istituzione millenaria, è il miracolo di un uomo già Santo, ci hanno detto. Certo, tutto questo è vero per i credenti profondi. E sono tutti buoni argomenti per i credenti della nuova ondata, quelli cinici e indifferenti che usano il Papa come segnaposto per la loro politica. Ma, credenti o non credenti, il legame è un altro. È il legame della solitudine, del flottare nel vuoto di tanti che non sono né lavoratori né cittadini, che si sentono spossessati anche se non sono poveri, che sono senza patria perché non riconoscono le bandiere e le cause. Vivono in un Paese che non conoscono anche se in questo Paese ci sono nati, ascoltano lingue che non capiscono anche se le parlano i loro leader di governo e politici. E sono stati privati dei loro sogni, magari ingenui e antiquati, perché il mondo moderno, l'innovazione, hanno spazzato via tutto. Portano nuove promesse ma non sai per chi. Non ti dicono mai se quella promessa ha qualcosa per te.
Passa sullo schermo gente che fa provviste di vita facile. Qualche forma di futuro, ti dicono. Ma fai presto a capire che non fanno provviste per te. A te spiegano che siamo tutti imprenditori e che dunque è tutto nelle nostre mani. Ti guardi le mani e non sai cosa farne, perché, per chi, in quale modo, per quale ragione. Passa sullo schermo gente che grida forte, parla sboccato, esibisce donne ma si capisce che lo schermo è come una impenetrabile parete di vetro-cemento che ti separa dal mondo di quelli che sanno vivere. Quelli che se la cavano e se la spassano. Comunque là dentro non c'è niente per te. Passa il Papa e tu senti che qualcosa è diverso. Non ha importanza credere, perché lui stesso non si comporta come uno che ha un ufficio e un potere. Non ha niente da dire di sé e del suo misterioso compito e della vasta responsabilità che gli incombe. Guarda - finché riesce a guardare - e lì dice cose che lui ha pensato per te, per gli altri, per chi lo ascolta. Dice cose benevole e cose terribili. Dice cose che ti aprono il cuore e altre che sembrano persino una minaccia. Però parla di te, non di lui, si rivolge a noi, non per se stesso. Dici che è bravo perché misteriosamente ti tocca. Eppure lui non c'entra. Intendo dire: non si mette mai in mezzo fra ciò che dice e la persona (o la moltitudine) che ascolta. Ha un tono imperioso e profetico persino quando sussurra e non decifri quasi più la sua voce. Non parla per se, questo è il fatto strano e unico. E neppure per la gloria di Dio, che lui, ti dicono, rappresenta. Parla di te e parla per te. Ed è questa l'immensa novità che marchia il tempo e trapassa e sconvolge pratiche politiche e abitudini sociali.
Lui parla alle tante solitudini di un mondo che, nel tempo di un certo benessere, ha creato solitudini infinite, abbandoni senza recupero, isolamenti profondi in cui sei vagabondo pur avendo una casa, sei un senza patria col tuo passaporto, sei inutile agli altri mentre gli altri sono inutili a te. Ciascuno è avvolto nel cellophan di un egoismo solitario che è diventato la vita. Ed ecco che dalla solitudine ciascuno alza la testa e guarda questo Papa non tanto, non sempre, per seguirlo o capirlo, ma per ascoltarlo, perché quella voce finché è stata voce, lega e rende meno insensate tante solitudini, forma aggregazioni di gente che non sta insieme perché è stata educata insieme, o ha lavorato insieme o spera insieme in qualche cosa per ciascuno o per tutti. No, sta insieme perché sente che quello strano parlare del Papa è l'unico che ti riguarda, che è stato detto e pensato per perforare la tua solitudine. Mentre muore, una cosa possiamo dire: non è uno dei grandi del mondo, come dicono i media. E forse non sarà il rappresentate di Dio in terra come dicono i credenti cattolici. Di Dio non sappiamo niente. E i grandi del mondo, quando hanno finito di dirti il loro messaggio, che riguarda il loro potere, voltano le spalle e se ne vanno lasciandoti solo come prima, anche a causa delle decisioni che ti hanno appena annunciato. Poi li vedi in fotografie o montaggi, in cui, come sempre, si occupano di se stessi. Un tempo i loro sudditi erano chini sul lavoro o impegnati in un altra guerra e non avevano tempo di alzare la testa verso i grandi che decidevano il loro destino.
Erano i tempi di clan e di famiglie estese in cui gli anziani raccontavano ai giovani e i giovani insegnavano ai bambini, passandosi le migliori e le peggiori esperienze in qualcosa che era - almeno - un legame. Adesso alzano la testa i senza lavoro e senza futuro del mondo (non tutti sono in miseria, è una vita diversa, ma non hanno niente da fare e niente da aspettare) e si accorgono che l'uomo venuto dal freddo di Varsavia è diventato Papa di Roma, con il suo strano sguardo chiaro ha visto la solitudine e ad essa ha parlato, per giorni, per mesi, per anni. Dicono: ha predicato la parola di Dio. Gli uomini e le donne della grande solitudine hanno sentito una voce, che un tempo era forte, hanno sentito una voce che si è fatta debole e poi roca, poi stentata e poi non più udibile, ma sempre parlava di loro e per loro. Diceva, anche a chi non seguiva: comunque non siete soli, non tutti vi hanno abbandonato per un mondo innovativo, moderno, flessibile, e digitale. Non tutti. E quando si è visto quell'uomo vecchio e piegato in una sedia a rotelle sollevata al davanzale che, con un gesto di stizza, ha spinto indietro il microfono, perché la voce non veniva più, abbiamo capito. Lentamente hanno ritirato nel buio la sedia a rotelle. Poi hanno chiuso una tenda. Poi la finestra. L'ultimo messaggio è stato: questa è la morte. Resurrezione, in questa vita, è ribellarsi all'abbandono e alla solitudine. Non state al gioco, qualcuno parli. Non è teologico quello che dico. È un altro percorso. Me lo perdoneranno? Ci sarà un altro Papa. Ci saranno teologi, esperti, interpreti, vaticanisti a dirci tutto, tra poco.
Noi, che abbiamo avuto segnata la vita dalla lunga conversazione con questo Papa e lo abbiamo visto morire, ricorderemo quel suo parlare alla solitudine.
Aveva capito - lo ha detto - che cosa è adesso la civiltà.