mercoledì 30 novembre 2005

Notizia non verificata, letta fra i commenti dell'amico carnesalli:


Bisognerebbe divulgare la notizia a tutti gli italiani che pagano le tasse, che presso l'esattoria di milano esiste una cartella esattoriale ferma di 60 milioni di euro, sì 60 milioni, intestata al nano pelato che nessuno gli recapita e non si sa xchè, forse per non irritarlo poverino. ma la cosa interessante è che se questa cartella non viene recapitata entro fine dic.05, diventerà inesigibile. tutto vero ragazzi, tutto vero.

lunedì 28 novembre 2005

LAVORO D'ARCHIVIO


Chi mi conosce sa (cara Maria Grazia....come ti invidio!) che sulla mia scrivania quando arriva dicembre rimane ormai solo lo spazio per appoggiare una penna. AL MASSIMO! Il resto è occupato. Così i cassetti , le mensole, tutto straripante di fogli di appunti di cose fatte di cose in corso di cose in arrivo di cose che non si sa mai forse potrebbero interessare un giorno. E' così che mi gira fra le carte una poesia di Montale ormai da mesi, e non so proprio dove appoggiarla. L'appoggio qui, che tanto splinder per qualche anno non credo che chiuda baracca. Così è al sicuro, e cestino il foglio. Buona lettura. (e poi questa premessa è la continuazione pratica dei versi del poeta)


DUEMILA


Eravamo indecisi tra / esultanza e paura / alla notizia che il computer / rimpiazzerà la penna del poeta. / Nel caso personale, non sapendolo / usare, ripiegherò su schede / che attingono ai ricordi / per poi riunirle a caso. / Ed ora che mi importa / se la vena si smorza/ insieme a me sta finendo un'era. (Eugenio Montale)


 

domenica 27 novembre 2005

mercoledì 23 novembre 2005

LIBERI O IN COPPIA? (Tutto da rifare)


Ero ormai seriamente convinta che in fondo "in due sia addirittura meglio", quando per caso ho letto questa piccola cosa da Lia: post del 20.11.05


...Quando andai a vivere in Alto Egitto, la cosa più bella era che vivevo senza oggetti.
Non c'era nemmeno nulla da comprare: un mese scoprii di avere speso in tutto 180 euro, per vivere.
Mi piaceva, ma temo che non lo avrei potuto fare con un compagno: servono cose da condividere per potere avere qualcosa da dirsi.
Da soli, invece, si scopre che niente è più godibile del nulla. ...


mercoledì 16 novembre 2005

lunedì 14 novembre 2005

Ho provato a fare una sintesi di un artcolo, la cui versione integrale si trova qui. Non so se il pensiero dei due esperti d'economia  sia interamente condivisibile, soprattutto per l'afermazione finale, tuttavia ho trovato questa lettura molto interessante.










L

 













 

 





e fiamme che bruciano Parigi sprigionano un’energia distruttiva in ogni senso. Con un’eccezione, giacché i roghi delle borgate francesi forniscono l’occasione di accennare ad un articolo di Steven Levitt (“Understanding Why Crime Fell in the 1990s: Four Factors that Explain the Decline and Six that Do Not”, Journal of Economic Perspectives, Winter 2004). L’analisi di Levitt riguarda l’America, un paese dove le rivolte dei ghetti, che hanno delle analogie evidenti con gli avvenimenti francesi,  sono un fenomeno emerso negli anni sessanta che è proseguito nei decenni successivi. Tuttavia, negli anni ’90 il crimine è diminuito enormemente negli Stati Uniti, in tutte le categorie di delitti e in tutte le zone del paese. Questa diminuzione appare straordinaria non solo per la dimensione ma anche perché era largamente inattesa – tra il 1991 e il 2001 i crimini violenti segnalati dalla polizia sono diminuiti del 34 per cento, mentre tra il 1973 e il 1991 erano aumentati dell’83%. Inoltre, questa diminuzione complessiva dei delitti sembra essere una specificità americana. In Europa non si registra una tendenza simile. Ad esempio, tra il 1995 e il 1999 i crimini violenti sono cresciuti dell’11 per cento in media nell’Unione Europea (rispetto al calo del 20% in Usa), e il tasso di omicidi è diminuito solo del 4%, mentre nello stesso periodo la riduzione è stata del 28% negli Stati Uniti. In Italia i delitti di vario tipo sono aumentati del 16 per cento nel periodo 1989-99, in Francia del 9%. Di questa apparente eccezionalità americana, Levitt fornisce una spiegazione non convenzionale basata su di un’accurata analisi quantitativa, cominciando con lo scartare sei fattori che, pur se plausibili e per questo comunemente invocati, non c’entrano secondo lui con questo declino: 1) la forte crescita economica degli anni ’90; 2) l’invecchiamento della popolazione; 3) il miglioramento delle strategie della polizia; 4-5) la legislazione sul controllo e il trasporto delle armi; 6) l’aumento delle sentenze capitali. I fattori che secondo Levitt spiegano il declino del crimine sono altri: l’aumento del numero dei poliziotti, l’aumento della popolazione carceraria, il riflusso dell’epidemia di crack (cocaina), e la legalizzazione dell’aborto.

 




 




 




 



Passando dalle analisi alle proposte di azione preventiva e guardando ad un altro tipo di esperienza americana, un tema di cui si discute in Italia è l’adozione di politiche di discriminazione positiva, quelle che gli anglosassoni chiamano “affirmative actions”. Alla base di questo approccio vi è l’idea che vi sono strati di cittadini a cui non basta assicurare uguali diritti rispetto agli altri per garantire loro una sostanziale pari opportunità di partenza. Ad esempio, il diritto allo studio richiede che ai poveri sia assicurato un sostegno al reddito che ai figli dei ricchi non è necessario. Come sempre è il grado di applicazione di questo principio, di per sé banale, che segna il discrimine tra una politica e l’altra.  Non si tratta solo di un problema quantitativo, ma soprattutto qualitativo

 



La Francia che respinge la competizione internazionale, che difende una economia ricattata dalle corporazioni, come e forse ancor più di quella italiana, non è affatto inclusiva. Non è la riforma del welfare che spaventa gli esclusi oggi in rivolta ed i protetti che ieri alimentavano il voto al razzismo di Le Pen. 

 



E’ il concetto di esclusione che va considerato. Non basta essere povero per sentirsi un escluso, e neppure gli ampi divari economici spiegano questo sentimento. L’esclusione nasce dalla consapevolezza che non vi è un meccanismo per percorrere verso l’alto la scala sociale, e si ha paura dell’esclusione quando, se si discende la scala, non vi è un modo per risalire. La rivolte dei ghetti neri americani degli anni sessanta nascevano dal sistema di esclusione razzista; i bianchi poveri, a volte più poveri dei neri, non si ribellavano perché, nel complesso, l’idea che l’impegno individuale avrebbe potuto affrancare dalla povertà aveva un fondamento, anche se non sempre e non in ogni luogo.

 




 



Un capitalismo dinamico è necessario alla mobilità sociale, e quindi all’inclusione di tutti nella società, anche se non è sufficiente. Le discriminazioni attive possono essere utili solo se permettono ai beneficiari di partecipare alla competizione in un sistema che ammette la competizione stessa, che ammette vincitori e perdenti, purché non per casta. In un modello di economia corporativa, con un sistema di welfare studiato per proteggere una parte della società dalla concorrenza, non è la costruzione di case popolari e di ospedali, o l’adozione di un sistema pensionistico generoso, che possono dare prospettive ai giovani, immigrati o non immigrati. Tutte queste cose non rappresentano un sistema di incentivi. I comportamenti di massa sono spesso irrazionali e difficilmente governabili, ma alla loro base ci sono i comportamenti individuali e questi ultimi sono sensibili ad un dato sistema di incentivi. La repressione della micro-delinquenza e dell’illegalità è una parte irrinunciabile di questo sistema di incentivi. La parte necessaria a far funzionare il resto degli incentivi, che è dato, da un lato, dalla possibilità di successo economico e sociale e, dall’altro, dalla possibilità di fallimento. Solo così possono funzionare gli interventi diretti a dare a tutti gli strumenti necessari a competere, a cominciare da un sistema di istruzione decente.

 



In conclusione, alla domanda se la prevenzione di possibili rivolte risieda nell’aumento della spesa sociale o nel suo ri-orientamento, la nostra risposta è semplicemente no. 

 



 

 



Ernesto Felli e Giovanni Tria

 


venerdì 11 novembre 2005




HO VINTO!



 e...lascerò qui questo post fino al 100mo commento 



 

mercoledì 9 novembre 2005

Mandarini


Mandarini di Sartamea


Dico, tranne due o tre eccezioni, gli altri sono tutti fermi. Io almeno vi offro qualcosa di buono aspettando le vostre (buone) idee !


Ok, mi sono lasciata prendere un po' la mano

lunedì 7 novembre 2005

interpretazioni....


nascondino


BIMBO CHE GIOCA A NASCONDINO CON L'ANGELO DEL POST QUI SOTTO...

venerdì 4 novembre 2005

cassonetto.jpg


..spero di non aver buttato ...troppo!


perchè quando mi prende quella furia è difficile fermarmi.

mercoledì 2 novembre 2005

VACANZE D'AUTUNNO



pulire, riordinare cassetti, spostare mobli, ...e io che sognavo un inizio d'autunno 


maldive


alle MALDIVE !