mercoledì 28 dicembre 2011

LA FINE DEL PERCORSO E(‘) LINIZIO DEL VIAGGIO

Lorenzo Pezzoli (psicoterapeuta)


Un percorso sull’identità non inizia con un’esperienza nemmeno finisce al termine della citata esperienza, pur grande e importante he sia. Anzi. Il tragitto dovrebbe trasformarsi in viaggio e continuare, ed è sicuramente la tranche di un tragitto già in corso. Nel Flauto magico mozartiano si dice che “la morte é lunga mentre la vita è breve” e proprio questa qualità intrinseca di brevità e fragilità della vita rende il compito arduo e straordinario al tempo stesso. Nella dimensione della temporalità si sviluppa la grandezza. Avere un tempo illimitato fa perdere la dimensione del compito, frustra la ricerca, sbiadisce la passione. Nel tempo infinito non c’è storia, le storie non sono per l’eternità ma per la finitezza e per rinnovare nella finitezza l’avventura e la ricerca.

Il percorso identitario dovrebbe portare a comprendere la necessità di uscire dall’unilateralità ed aprirsi alla complessità del mondo interiore, di uscire dalla consunta presunzione dell’autosuf-ficienza e dalla unilaterale perfezione che è caratteristica dellaprincipessa protagonista de “Il principe ranocchio o Enrico di ferro” dei fratelli Grimm: la più giovane principessa era così bella che perfino il sole, che pure ha visto tante cose, sempre si meravigliava quando le brillava in volto. Ma poi succede, come sempre accade, che così sicura della propria unilaterale perfezione si inoltra a giocare nel bosco con la sua “palla d’oro”, immagine fin troppo esplicita di splendore e perfezione ma anche di chiusura e autosufficienza. Sicura di sé la principessa gioca con questa palla, con questa perfezione in un clima emotivo che la fiaba definisce di “noia”: “E quando si

annoiava, prendeva una palla d’oro, la buttava in alto e la ripigliava; e questo era il suo gioco preferito.”. Il mondo dell’unilateralità è sicuro di sé, si tratta sempre di mondi ordinati e prevedibili come ricorda G. P. Quaglino commentando il racconto di Stevenson del Dr. Jakyll e Mr. Hide e, nel mondo di Jakyll e Hide, non ci può essere comunicazione tra i due personaggi perché inconsape-voli, reciprocamente, di essere la stessa persona. E allora ogni parte si sviluppa unilateralmente, come mondo ordinato, prevedibile, razionale a suo modo. Assieme formano “una totalità malata che non accetta la propria costitutiva paradossalità”, così sostiene G. P. Quaglino, e io con lui ritengo che sono totalità malate e che ammorbano il loro ambiente circostante. Allo stesso modo la principessa della fiaba, così unilaterale e sicura che non può essere aperta all’altro, all’altro che sta dentro, alle proprie alterità interne, ma anche a quelle esterne: chiusa e per questo senza possibilità di storia se non ci fosse l’imprevisto: Ora avvenne un giorno che la palla d’oro della principessa non ricadde nella manina ch’essa tendeva in alto, ma cadde a terra e rotolò proprio nell’acqua. La principessa la seguì con lo sguardo, ma la palla sparì, e la sorgente era profonda, profonda a perdita d’occhio. Allora la principessa cominciò a piangere, e pianse sempre più

forte, e non si poteva proprio consolare.”. Un fatto apparentemente drammatico, sconcertante, critico sicuramente ma utile, questa perdita della unilateralità attraverso lo smarrimento della sfera d’oro. La perdita rappresenta così l’inizio della possibilità di uno sviluppo. Jakyll e Hide potrebbero continuare all’infinito perfetti ognuno a modo loro, dalla loro parte, ma incompleti e terribili perché hanno deciso di nonfrequentarsi. È così che succede al moralista che diventa sempre più estremo e intollerante e al malvagio che perde di vista la possibilità di redenzione. Ognuno dei due preso dalla sua parte dimenticando che l’altra identità è integrante per sé e forse proprio perché non riconosciuta diventa reciprocamente più accentuata, tremenda, estrema. La domanda che si pone Jakyill nella sua confessione forse non è quella giusta.

Ascoltiamolo: « Pensavo che se ognuno di questi [i due esseri che si dilaniano nella

coscienza di Jekyll] avesse potuto essere confinato in un’entità separata, allora la vita

stessa avrebbe potuto sgravarsi di tutto ciò che è insopportabile: l’ingiusto avrebbe potuto

seguire la propria strada di nequizie, svincolato dalle aspirazioni e dalle pastoie del

virtuoso gemello; al giusto sarebbe stato dato altresì di procedere spedito e sicuro nel suo

nobile intento, compiendo quelle buone azioni che lo avessero gratificato, senza essere

più esposto alla gogna e al vituperio di un sordido compagno a lui estraneo. Era una

maledizione del genere umano che questo eteroclito guazzabuglio dovesse così

tenacemente tenersi avviluppato... che fin nel grembo tormentoso della coscienza questi

gemelli antitetici dovessero essere in perenne tenzone. Come fare, allora, a separarli? »

La questione non è tanto separarli, ma integrarli, far perdere a ciascuno quella perfezione che solo

nell’estremizzazione delle personalità diventa possibile ma che consente poi che si sviluppi la reciproca e terrificante ombra. Come nel moralista rigido e giudicante che coltiva passioni segrete e inconfessabili che alla fine lo travolgeranno perché è inutile, Hyde ha una forza superiore a Jakyll e può essere controllato non attraverso la sua negazione (meccanismo infantile e inefficace di difesa): la negazione delle parti istintuali, basse, emotive, quelle parti che socialmente,educativa- mente, relazionalmente, professionalmente viene insegnato di mettere da parte perché “non nobili”.
(...)
La storia del ranocchio e della principessa finiranno per trovare in questa perdita della
perfezione della seconda l’occasione per un riequilibrio determinato dalla crisi e

l’integrazione dell’altro come parte di sé passando dal ribrezzo dell’alterità

all’apprezzamento della stessa con, come avviene nel mondo fiabesco, la metamorfosi del

ranocchio in principe (per altro dopo lancio contro il muro). Il lupo si alza in piedi e porge la

zampa, il ranocchio diventa principe, insomma le ombre diventano compagni di viaggio,

possibili interlocutori di cui si ha consapevolezza e non furibondi selvaggi come Hide che

all’abbassamento del controllo della coscienza si scatenano proporzionalmente alla loro

patita repressione.

Spostarsi dall’unilateralità, aprirsi alle proprie parti in ombra, permettere di integrare,

elaborare, dialogare con le parti misconosciute ma presenti di sé sono alcuni dei punti su

cui si è lavorato per aiutare e avviare al lavoro di integrazione, quel lavoro che non porta

alla perfezione, ambizione pericolosa perché tende a escludere parti utili e importanti di

sé, ma alla completezza che rappresenta invece quel cammino interiore che ci rende

interlocutori credibili delle alterità che si incontrano sulla strada della vita.

lunedì 28 novembre 2011



Bene, mi dovrò adattare alla nuova piattaforma:

prima immagine: Linette.

martedì 8 novembre 2011

Io preparerei lo champagne, senza stappare, ancora, ma averlo qui pronto è un bel vedere :-)
Oggi giornata storica? Pare un bel giorno per un nuovo inizio.

lunedì 10 ottobre 2011



   



 
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose

 
di Dino Campana
 
 

venerdì 23 settembre 2011

sabato 3 settembre 2011

Tema affascinante:
http://www.youtube.com/watch?v=6g19G06nLxU 

Si scoprirà che esiste anche un sistema di "intelligenze-specchio": se ne vedono effetti e vantaggi quando un gruppo di lavoro(o di chiacchiere amene)  è bene assortito.

Ma per ora accontentiamoci di una scoperta agli inizi.

http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=lih0Z2IbIUQ 
http://www.youtube.com/watch?v=_JmA2ClUvUY&feature=player_embedded


 

giovedì 1 settembre 2011

(...)
Non mi piaccio neanche un po’.
Cavillo, litigo, mi lagno e mi lamento.
La casa mi sta stretta.
L’idea di un uomo mi fa star male…
Sono certo sul punto di innamorarmi di nuovo.


 



Dorothy Parker 



(e pazienza, ma il blog non ne farà le spese, questo lo prometto !!!)
 


lunedì 8 agosto 2011

lunedì 11 luglio 2011

Un post dedicato a Malù, che con la punta delle dita accarezza il vetro del portaritratto. È una delle ultime fotografie scattate a Jean Luc, che qui ha lo sguardo serio e gli occhi che ricordano tanto quelli di Federer,ha un  viso bello, quasi un sorriso, e Linette in braccio, la mia Linette che con lui è stata da subito più dolce del solito.
I primi giorni quel ritratto l'ha seguita dappertutto,  non si spostava da qui a lì senza portarlo con sè (una tenerezza infinita). Vicino, ancor di più, se possibile, al suo corpo, al suo cuore, ai suoi occhi persi. Ai suoi pensieri senza ancoraggi.  Anteprima immagine
Questo post è per Malù, sì.

lunedì 30 maggio 2011

  Pisapia sindaco di Milano. De Magistris, trionfo a Napoli  Berlusconi: "Abbiamo perso,  il governo va avanti"
UN GIRETTO DA MATISSE, EN ATTANDÀ LES RISULTÀ...

C'è da perdersi, nel blog bellissimo di Matisse.

(l'immagine è di proprietà del blog citato)

mercoledì 25 maggio 2011

MA CHE BELLO

Sul blog di Claudia De Lillo si accende una discussione sull'opportunità di parlare di politica ai figli.
E trovo un commento bellissimo.

Questo:

io e mio marito pensiamo di parlare di politica ai bambini in ogni istante:

- è politica quando non gli faccio mettere i piedi sul sedile del treno: a casa metti i piedi sul divano? no, quindi ci vuol maggior rispetto per le cose di TUTTI (nb non di NESSUNO!)

-è politica quando gli facciamo rispettare una fila e anche senza sbuffare perchè è CIVILE!

-è politica quando in metrò mi alzo e li facciamo alzare per far posto ad un anziano

-è politica quando parliamo fra di noi e con loro in modo garbato e gentile

-è politica quando NON parliamo male delle maestre ma gli facciamo notare che noi facciamo un altro lavoro e quindi le ESPERTE sono loro

-è politica quando inviatiamo TUTTI e dico TUTTI i compagni di classe alle loro feste di compleanno

-è politica quando non insultiamo l'automobilista che non parte dopo 1 sec dal verde

-è politica quando andiamo insieme a cercare un cestino

-è politica quando NON esaltiamo il successo facile e i soldi facili

-è politica quando alla domanda:"MA NOI SIAMO RICCHI?" la nostra risposta è :" no, ma per fortuna abbiamo quanto ci basta e poi secondo voi è così importante essere ricchi?"

la politica è nel quotidiano, con o senza nomi!


 
http://www.ilpost.it/2011/05/23/letizia-moratti-twitter-sucate/

sabato 21 maggio 2011

Io non so...è come si ci si dimenticasse della fine dell' Ancien Régime.


In qualsiasi modo si concluda il processo per stupro, Strauss-Kahn avrà una pensione pari a 250.000 dollari all'anno. Il Fondo monetario internazionale pagherà infatti al suo ex direttore generale la pensione standard, più un supplemento e una liquidazione negoziate nel contratto di assunzione stipulato nel 2007.



Documenti del Fondo e un portavoce sentito dalla rete tv Cnbc rivelano che Dsk (KOSDAQ: 109740.KQ - notizie) ha diritto alla pensione come tutti gli ex dipendenti del Fondo, ma soprattutto prenderà un supplemento che dopo tre anni di servizio è pari al 60 per cento del salario, di 420.000 dollari esentasse al momento dell'assunzione.

Fonte:
http://it.finance.yahoo.com/notizie/Pensione-250mila-euro-all-trend-3080457286.html?x=0

 

mercoledì 4 maggio 2011


Pensavo di essere l'unica, a sentire un punto preciso del plesso solare che mi pungolava ogni volta che sentivo e risentivo la notizia dell'uccisione dello sceicco cattivone. E allora mi unisco non ai fuori di testa, che cercherebbero persino le prove del mancato allunaggio. No, mi unisco solidale e perdente a tutti gli altri che come me semplicemente sanno riconoscere che se te la sparano troppo grossa c'è qualcosa che puzza.
Non ci credo. Qui non me la state raccontando giusta.

venerdì 15 aprile 2011


SE NON ALTRO...

Se non altro perchè ci sono voluti tre anni (un po' di più!)
Se non altro perchè è bello poter dire c'ero anch'io
anzi perchè c'eravamo anche noi
e perchè quel sabato otto marzo, giorno della prima manifestazione (una folla che nessuno s'aspettava) con me c'era l'Annina, che gridava più forte di me  "Giù! le mani! dalle O-Ffi-Cine!"

Se non altro perchè m'ero pure innamorata di un operaio dolcissimo e grintosissimo,  
Ma soprattutto perchè ero ingenuamente certa che con tutto quel materiale che stavo registrando mi sarebbe uscito dalle mani di lì a poco un documentario radiofonico fantastico. Signori aspettatevi il capolavoro del millennio, dicevo tra me per darmi coraggio.

Se non altro per riconoscere la mia audacia nel riprendere lo scatolone di tutte quelle interviste abbandonate nel cassetto tre anni dopo, incapace di farlo prima, perchè prima, tre anni fa, io iniziavo il lavoro e poi mollavo, lo riprendevo e mi arenavo, ricominciavo da capo rovesciando il filo conduttore e di nuovo arrivavo al punto della strada senza uscita.

Se non altro per farmi pac pac sulla spalla, e dirmi brava, te ne sei liberata finalmente di questo senso di colpa.

Sì, ce l'ho fatta, ancora un paio di ritocchini e finalmente il lavoro mastodontico, che mi ha preso un totale di forse mille ore, non credo meno, andrà in onda martedì 19 aprile nella mia Ora del tè, e io spero che a qualcuno di voi venga voglia di ascoltarlo e di emozionarsi, perchè i lavori che si fanno con tanta emozione emozionano chi li riceve. E meno male, perchè lo sciopero dei 430 operai delle Officine FFS (uno sciopero a lieto fine in Svizzera, ma ci pensate?) è stato un nostro grandioso, indimenticabile pezzo di storia. Certo che deve commuoverci riascoltare le loro e le nostre voci,  di quelle incredibili irripetibili settimane.
Buon ascolto, su www.reteuno.rsi.ch martedì alle 16.45 :-)
 

giovedì 31 marzo 2011

IPOCRISIE

Si legge:



La svolta storica nelle Ferrovie arriverà ad autunno, anche se, chi viaggia in treno, si è già accorto da tempo quanto sia cambiato il sistema di tariffazione del treno. Il nuovo sistema non sarà più "classista", almeno apparentemente. "Sui treni Frecciarossa verranno abolite le classi, nel senso di distinzione sociale", ha detto Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato.

Sarà introdotto un sistema di 4 livelli di servizio:

 



- Un primo livello base , comprendente il posto a sedere e basta
- Poi un "premium", che consente di avere anche una bibita e i giornali
- Poi il "business", con interni più confortevoli e un po' di coccole, come il welcome drink e i giornali - e infine il livello "executive", vero e proprio "ufficio viaggiante" dagli spazi ampi, con possibilità di fare riunioni, di avere hostess di bordo dedicate, poltrone in pelle  e tavolini, più tutti i "benefit" del business.

n.d.r : basta sostituire la parola "classe" con la parola "livello".


 

mercoledì 9 marzo 2011

È un mantra che io ho sentito durante un programma televisivo notturno un anno fa e l'ho subito scritto  sul mio piccolo diario, per farlo mio.
E oggi constato che è proprio vero, occorre un anno intero, senza sconti, per lasciare (è una sorta di passività-attiva) che si compia una profezia.  
 
Il mantra è questo:


Sono forti le mie mani
Quando afferrano la condanna
E la piegano come un arco
Per scoccare il mio destino.


 


 

domenica 20 febbraio 2011

Una quindicina d'anni fa io ero allibita nel sapere che anche cari amici, persone in gamba davvero, avessero potuto votare l'attuale (ancora!) leader al potere in Italia. Allora pensavo che fosse uno scherzo del Mistero. Capiranno mi dicevo. Oggi sono capace di provare una delusione profonda, perchè oggi non è davvero più ammissibile. Perchè chi oggi lo difende (che lo faccia alla Fede, o alla Santanché o alla Ferrara o con una raffinatissima performance intellettuale ) lo fa da irresponsabile, arrampichi pure sugli specchi, non lo può fare. Non occorre un tribunale per smascherare i furbi e i disonesti. Che poi i furbi e i disonesti si lagnino perchè si sentono perseguitati da moralisti e puritani pazienza, fa parte dei loro castelli di parole che servono a coprire i fatti.
Svegliatevi, esorta Benigni. 

mercoledì 16 febbraio 2011

Povero Sanremo.
Non si è accorta la Rai che è finito il tempo delle belle statuine al servizio dell'anziano conduttore che ha già avuto tutto e pretende altre briciole, ma ce la fa poco.   Vedere le due vallette di Gianni Morandi non fa pena. Dispiace e basta. Fuori tempo.  Mi consolo pensando a come la Littizzetto ne approfitterà domenica sera. Ne ha di spunti, oh sì che ne ha.

martedì 15 febbraio 2011

...donne in cerca di guai




"(...) Lo ha comunicato il presidente dell'ufficio gip Gabriella Manfrin con una nota letta ai giornalisti, in cui si precisa che il processo inizierà il prossimo 6 aprile davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano.



Berlusconi sarà giudicato da un collegio composto da tre giudici donne: Giulia Turri, Carmen D'Elia e Orsola De Cristofaro."

Auguri, donne, che la forza e la giustizia vera (non quella dei furbastri) sia con voi.
 

giovedì 27 gennaio 2011

 Le altre donne


di Concita De Gregorio 
 
Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.
 
18 gennaio 2011

http://www.unita.it/firmedonne/

 

venerdì 21 gennaio 2011

Orazio Martinetti è uno storico della Svizzera Italiana, ed è l'autore dello scritto (che risale a qualche mese fa, a..diciamo prima di Mubarak) che vorrei condividere con voi, amici d'Italia. 


Ciao Italia



di Orazio Martinetti



 



Sottoscriverebbero oggi, i Consiglieri federali Hans-Rudolf Merz e Micheline Calmy-Rey, queste parole, espresse da Giuseppe Motta nel 1920 nelle vesti di Presidente della Confederazione? Le parole sono queste: «Gli Svizzeri amano l’Italia perché sanno che l’Italia non è soltanto “la terra dei fiori, dei suoni e dei carmi”, ma prima e più ancora la madre del diritto e della civiltà. Gli Svizzeri stimano gli Italiani perché ne conoscono le virtù singolari d’ingegno, di misura, di laboriosità, di sobrietà, di gentilezza. La gentilezza è virtù schiettamente italiana…».  Questo pensava e diceva Motta novant’anni or sono, all’indomani della grande guerra, catastrofe immane che aveva dissolto un impero come quello austro-ungarico. L’airolese aveva probabilmente in mente le pagine giobertiane del Primato morale e civile degli italiani.



(...)



Che cosa sta succedendo all’Italia, alla nostra madre culturale, alla custode della nostra lingua? La domanda turba noi, svizzero-italiani,  e poi turba tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’italiano e dell’italianità nel mondo. Ma angoscia soprattutto gli italiani stessi, perlomeno coloro che sono sinceramente preoccupati per il clima da basso impero che ha investito il paese, le istituzioni, le università, il mondo dell’informazione,  la ricerca scientifica, l’editoria. Noi qui seguiamo i recenti episodi di corruzione e spreco come comitive davanti ad un acquario. Ma per chi questa situazione la vive giornalmente è un dramma. Alcuni di loro – come Giorgio Bocca, Curzio Maltese, Marco Alfieri, Guido Crainz – hanno scritto parole di fuoco sul «declino della nazione» e sul sultano che la guida. 



Si dirà che  il catalogo di tali vizi non è nuovo, anzi è antico, risalendo addirittura all’invettiva dantesca «Ahi, serva Italia, di dolore ostello…». Ma non è di questo che vogliamo parlare.  Qui si vorrebbe sottolineare una conseguenza che è perniciosa anche per noi, ticinesi, e «italici» in genere. Perché l’Italia decadente, lacerata, sfiduciata,  trascina con sé anche l’italianità fuori d’Italia. Non è possibile ignorare questo rimbalzo. Detto grossolanamente: se l’Italia cresce, crescono anche la lingua e la cultura italiane fuori d’Italia, il potere contrattuale delle minoranze latine nei confronti di Berna; la presenza dell’italiano nei licei e nelle facoltà di lettere; se l’Italia precipita nella scala internazionale del prestigio e della considerazione,  scendono anche la Svizzera italiana e la colonia italiana nella Confederazione. È un’illusione credere che la nostra «personalità» linguistico-culturale possa sussistere e prosperare lontano dal tronco principale, dentro una specie di bolla autosufficiente. 



Purtroppo questo governo Berlusconi davvero «poco gentile» ha guastato tutto. La sue iniziative, anziché favorire gli scambi, ha alzato barriere e creato ostacoli. Gli stessi collegamenti ferroviari dal Ticino verso Milano si sono fatti più saltuari e macchinosi. Anziché progredire sulla strada delle relazioni transfrontaliere, dei progetti comuni, degli accordi effettivamente rispettati da una parte e dall’altra, si sta regredendo verso una nuova guerra fredda italo-svizzera. Una situazione che purtroppo finisce per alimentare anche il mulino in cui sono all’opera i mugnai del regionalismo regressivo ticinese.

sabato 15 gennaio 2011

Da Zena (www.colfavoredellenebbie.splinder.com ) ho trovato quello che stavo cercando per rispondere ad una persona per me importante. Grazie, cara Zena, del tuo post, dove leggiamo per esempio che..Per questo suo porsi come diaframma metaforico, l’argine diventa un margine, una linea di confine che consente di non appartenere compiutamente ai due mondi, pur permettendo di costeggiare entrambi, di guardarli, sentirli e ripensarli nella distanza della poesia.
E’ un luogo dell’anima, dunque, in cui il tempo si può ripercorrere nei due sensi del presente e del passato,  nel loro incrociarsi e prestarsi presenze: qui si può stare nell’attesa del nuovo e dei ritorni.
E’ un elemento della geografia interiore, dentro il quale, nella dislocazione temporale, si ricuce un dialogo d’amore che parte da lontano e attraversa sotterraneamente la vita come i fiumi carsici, per affiorare solo a brevi tratti: una vena d’amore spesso sognato, risorsa incompiuta, annidata nelle pieghe e nei risvolti dei giorni che schizzano veloci e delle notti graffiate dai lampioni

giovedì 6 gennaio 2011

AH, L'AMICIZIA...
Non scrivevo post così lunghi da secoli. Stavo per cliccare su pubblica e mi è sparito tutto ("non sei collegato a internet"). Uffa.
Riassunto: era un post in risposta ad una "richiesta di amicizia" rifiutata.
Volevo solo dire che per me l'Amicizia, quando l' "A" è maiuscola, o finisce o riprende innalzandosi di livello. Per nessuna ragione si accetta la retrocessione di "qualche passo indietro". Per altri livelli di "amicizie" c'è facebook, che tutto livella e tutto a guardar bene gli sta bene. 
Oggi (come cambiano le cose in poco tempo, per noi che eravamo innamorati delle incredibili possibilità -anche emotive- della rete) le mie amiche e i miei amici -pochissime eccezioni incluse- io li voglio poter vedere e toccare, e far merende insieme, possibilmente 

P.S senza offesa per nessuno, anzi chi mi è amico (a) venga pure a trovarmi, possibilmente di domenica e possibilmente con un dolcetto appena sfornato ;))

domenica 2 gennaio 2011


I sogni..son desideri. I desideri sono progetti in attesa di un passo, un altro piccolo passo coraggioso.

Nel bellissimo blog di elasti (nonsolomamma.splinder.com) si invitano i commentatori  a confidare i desideri rigorosamente importanti che si vorrebbero realizzare nel 2011.
Io ho scritto questo:
Far sparire dalla mia vita la parola panico. E finalmente poter andare da sola da qualche parte, che non sia nei dintorni, senza qualcuno di "rassicurante" vicino a me. Il panico mi ha aiutata a vivere, a conoscermi in profondità, a cambiare vita, a imboccare strade meravigliose e impensabili, a tenermi lontana dalle derive. Ma ora potrebbe anche lasciarmi un po' libera.