L'errore, l'inghippo...caro giuncomormorante io non ho risposte. Ma prego i signori che ogni tanto passano da queste parti di andare di corsa da Menelao , perchè urge una giustificazione MASCHILE accettabile. (guardate che poi corro a controllare :-)) Eccolo qui, il suo disperato appello:
“Mi chiedo perché gli uomini non frequentino il mio blog.
E me lo chiedono talvolta alcune amiche “virtuali”...
Forse capita alla maggior parte dei blog “maschili”. Almeno, così mi pare.
Mi riferisco – ovviamente – ai blog di tipo personale, non a quelli dedicati a temi sociali, politici o roba del genere.
Io devo dire che provo ogni tanto a lasciare messaggi in blog scritti da uomini, ma solo assai di rado mi vengono a fare visita e comunque scompaiono subito.
Al contrario, ho notato che gli uomini scrivono quasi esclusivamente su blog femminili.
Mentre le donne – pur frequentando molto i “diari virtuali” degli uomini, come il mio – sono molto presenti anche in quelli delle donne: si confidano, commentano, interloquiscono.
Perché?
Credo che le donne siano più abituate degli uomini a confidarsi tra loro. E che siano più spontanee nel farlo. Sia nella vita reale che in quella virtuale.
Noi maschietti siamo invece più chiusi tra noi, timorosi di lasciarci andare, di mostrare i nostri sentimenti (perché consideriamo questa apertura un segnale di debolezza, più o meno consapevolmente). Mentre siamo più presenti in quelli femminili sia perché riproduciamo lì il tipico stile di corteggiamento maschil
perché, in genere, è più facile che un uomo si confidi con una donna che con un suo simile piselluto (sarà colpa o merito delle nostre mamme?).
Tutto sommato, tuttavia, è un peccato che gli uomini (io compreso) non riescano ad aprirsi con i loro “simili”.
Siamo troppo concentrati, volenti o volenti, sul nostro amato pistolino ...
Ricordo che nei tempi d’oro della politica movimentista e giovanile (tra anni ’70 e ’80), sull’onda delle “mode” anglosassoni, erano nati anche in Italia e anche nel giro della mia università i “gruppi di autocoscienza maschile” (imitazione di quelli, ben più robusti e radicati, femminili-femministi).
Ce la menavamo sui nostri rapporti con le “nostre” donne (femministe “primitive” e “cattivissime”).
Finché, almeno nel mio giro, realizzammo che ci dicevamo le stesse cose che ci saremmo detti al bar, giocando a flipper o a biliardo.
Cosicché ci trasferimmo di nuovo nel Bar dello Studente. Dove lodavamo le nostre conquiste (vere e presunte) e nascondevamo i nostri insuccessi (frequentissimi). Come da copione.”