sabato 28 febbraio 2009


Scendi da qui , Mario,


quando nei sogni vieni a parlarci?


Torna presto mio caro amico,


torna ancora.

martedì 17 febbraio 2009

L'ipocrisia della verità a oltranza.


Ma quando mai? Quando mai nella vita la verità è una sola ed è tutta quanta espressa?


Quando mai è potuta esistere una civiltà della verità tutta e sempre e soltanto quella?


Chi mai se l'immagina come sarebbe impossibile la vita fatta solo di verità sentenziate?


Ipocriti siamo, se diciamo che sì, che sarebbe possibile, che sarebbe vivibile.


Ma in talune circostanze rieccolo tra i piedi , questo falso mito della verità che riempie le bocche. Il paziente ha il dovere di ascoltarla, la verità, il medico ha il dovere di dirla, la verità, tutta, spietata, carogna. Più tossica del peggior cancro.


Presuntuosi, come quasi sempre. Si raccontano che ciò sia bene, sempre. Che sia etico. Terapeutico, anche? Eh no, qui non mi fregate, nulla che sappia di condanna aiuta a vivere meglio, ad attivare risorse, a sorseggiare speranza, e dovrebbe essere scritto nella Carta dei Diritti dell'Uomo poterne avere sempre, fino all'ultimo sorso di vita.


A che serve? Me lo dicano a che serve non lasciare la speranza.


Siamo ogni giorno inondati di verità approssimative, o delle bugie abilmente ritoccate ,che servono per tenere in equilibrio  le relazioni di ogni genere, anche, e non parlo delle bugie di chi le usa per un proprio vantaggio. Detesto i bugiardi, intendiamoci.


Ma quanto peso ha dunque (contiamolo, misuriamolo) nell'esistenza di una persona l'insieme degli insulti che non ha lanciato a non importa chi, eppure li ha pensati, erano "verità" anch'essi, no? Quanti pensieri non detti all'amico più caro, al collega mediocre, al capo arrogante e un po' stupido, al prete con la faccia poco raccomandabile, al conferenziere noioso all'inverosimile,  eppure gentilmente applaudito, verità a innaffiatoio a..chiunque, in qualunque momento.


La verità va detta o non va detta, a seconda dei danni che può arrecare. Dilla in un altro modo, castrane il pezzo più orripilante, e darai vita alla vita di chi non osa più sperarci. C'è tempo per morire, c'è tempo. E non sta a te, dottore o professore, stabilire e sentenziare quanto ce ne sia.  Lasciamo pure a Dio e alla Provvidenza qualcosa, ancora.


Questo per dire che è bastata l'intelligenza di una dottoressa che ha proferito pochissime parole, che dicevano più o meno questo: "io proverei, io sono sicurissima che proverei a curarmi con fiducia". E tutte le facce, quella di Anna per prima e la mia e quella di tutti noi che le vogliamo bene hanno ripreso a vivere. Ah, quanto è star bene poter ritrovare un filo d'ossigeno, uno solo, sottile, ma che è come una retta infinita e non come un segmento di pochi centimetri o di pochi mesi, sei mesi o un anno circa. Ma smettiamola di giocare al massacro delle verità che sono comunque così spesso smentite. Non curano solo le medicine, è così difficile accettare questa VERITÀ? Anna, tira fuori la tua grinta, trasformala in voglia di vivere e di battere il male. Non è sfidare il destino, questo, è solo darsi da fare con lo spirito giusto. Tu ami la vita al punto d'aver smesso di fumare un anno fa, ora prenditi quanto ti spetta, fallo fuori quel cancro maledetto. Fallo fuori. Con tutto l'amore per la vita che puoi dare. E con i tuoi rossi tacchi a spillo, ma certo!

mercoledì 11 febbraio 2009

Il post del Signor Mariano rimbalza qui da me...e porta una parola che non ho mai amato molto*, ma ci sto ripensando: SPERANZA.


Primule Primroses da pizzodisevo.


* sarei per indole più per la FIDUCIA, ma speranza oggi va bene, va benissimo.

sabato 7 febbraio 2009

LA MIA FAMIGLIA NUMEROSA


Sette in tutto: 5 sorelle e due fratelli.


Ve l'immaginate il casino.


Le grandi feste di famiglia, le bisticciate, le alleanze mutevoli, la felicità di essere così invidiabilmente in taaaanti!


Ve lo immaginate facilmente che si invecchierà tutti, ognuno con il proprio carattere, se possibile magari un po' migliorato (certe frizioni fra sorelle...uh che scintille a volte!...)


Ve lo immaginate però che una si prepari ad vedersi attorno ai (lontani mille vite) 80-90 anni  fare progetti di gite, di crociere, di feste con nipoti e pronipoti, tutti così marcatamente segnati dal marchio DE-PARIS.


Sono così tante le cose che si possono immaginare, guardando avanti molto avanti nella propria storia famigliare. Mucchi di fotografie che aspettano di uscire dalla pellicola del tempo. Del tempo generoso.


E adesso questi medici non possono venirti a dire che  la tua sorella maggiore, con la quale hai qualche incomprensione ancora un po' radicata in corso, ma tanto il tempo l'aggiusterà, così almeno hai sempre pensato, adesso non possono venirti a raccontare che  non ha la banalissima labirintite  che si pensava fino a ieri sera, ma che ha nel cervello un tumore agitato e feroce. No, che questo non lo metti in conto.


Per questo non badate a come sarò in questi giorni, miei cari amici: perchè io ho il cervello che ha capito tutto, e ne è sconvolto all'inverosimile, ma il cuore è qui tutto sballato,  rimbalza di qua e di lé e non ci capisce nulla, e prova a ripetere inebetito MA NON E' VERO, MA NON E' VERO, VEDRAI CHE NON E' VERO.  Non ho idea di quante probabilità ci siano per dargli ragione, ma credo che siano ...pochissime.  Dovrò andare a prendere in prestito lacrime da qualche parte, perchè qui se ne stanno rovesciando troppe.