domenica 3 aprile 2005

Ringrazio Roberto Carnesalli per il SUO post di ieri, che riporto qui sotto:


Una riflessione per credenti e non credenti

Il Papa muore
di Furio Colombo

L’Italia è un Paese di gente sola. Vive immersa nel rumore della televisione, nello stordimento del traffico e nel linguaggio vuoto di un capo di governo che continua a parlare di sé e ad attribuirsi immensi successi con Tony e con George mentre il Papa muore. La gente sola di questo Paese non ha dubbi. Va il più vicino possibile al Papa. La morte del Papa non è improvvisa e il filo legame con il Papa non è nato all'istante. Questa nostra comunità piena di anziani che sono o finti giovani o abbandonati, ha visto un vecchio lentamente morire accanto, meno dritto, meno voce, meno forze, meno sorriso, a momenti lo sguardo perduto, la mano sulla fronte, un assopimento angosciato. Quella lunga sosta sul confine della vita ha fatto da barriera, ha fatto da garanzia. Finché c'è lui, avranno (avremo) pensato. C'era uno sfacciato atto di coraggio in quella esibizione di debolezza sempre più grande, in quel lasciarsi vedere mentre la vita va via.
È la Chiesa, è il Papato, è la forza di una istituzione millenaria, è il miracolo di un uomo già Santo, ci hanno detto. Certo, tutto questo è vero per i credenti profondi. E sono tutti buoni argomenti per i credenti della nuova ondata, quelli cinici e indifferenti che usano il Papa come segnaposto per la loro politica. Ma, credenti o non credenti, il legame è un altro. È il legame della solitudine, del flottare nel vuoto di tanti che non sono né lavoratori né cittadini, che si sentono spossessati anche se non sono poveri, che sono senza patria perché non riconoscono le bandiere e le cause. Vivono in un Paese che non conoscono anche se in questo Paese ci sono nati, ascoltano lingue che non capiscono anche se le parlano i loro leader di governo e politici. E sono stati privati dei loro sogni, magari ingenui e antiquati, perché il mondo moderno, l'innovazione, hanno spazzato via tutto. Portano nuove promesse ma non sai per chi. Non ti dicono mai se quella promessa ha qualcosa per te.
Passa sullo schermo gente che fa provviste di vita facile. Qualche forma di futuro, ti dicono. Ma fai presto a capire che non fanno provviste per te. A te spiegano che siamo tutti imprenditori e che dunque è tutto nelle nostre mani. Ti guardi le mani e non sai cosa farne, perché, per chi, in quale modo, per quale ragione. Passa sullo schermo gente che grida forte, parla sboccato, esibisce donne ma si capisce che lo schermo è come una impenetrabile parete di vetro-cemento che ti separa dal mondo di quelli che sanno vivere. Quelli che se la cavano e se la spassano. Comunque là dentro non c'è niente per te. Passa il Papa e tu senti che qualcosa è diverso. Non ha importanza credere, perché lui stesso non si comporta come uno che ha un ufficio e un potere. Non ha niente da dire di sé e del suo misterioso compito e della vasta responsabilità che gli incombe. Guarda - finché riesce a guardare - e lì dice cose che lui ha pensato per te, per gli altri, per chi lo ascolta. Dice cose benevole e cose terribili. Dice cose che ti aprono il cuore e altre che sembrano persino una minaccia. Però parla di te, non di lui, si rivolge a noi, non per se stesso. Dici che è bravo perché misteriosamente ti tocca. Eppure lui non c'entra. Intendo dire: non si mette mai in mezzo fra ciò che dice e la persona (o la moltitudine) che ascolta. Ha un tono imperioso e profetico persino quando sussurra e non decifri quasi più la sua voce. Non parla per se, questo è il fatto strano e unico. E neppure per la gloria di Dio, che lui, ti dicono, rappresenta. Parla di te e parla per te. Ed è questa l'immensa novità che marchia il tempo e trapassa e sconvolge pratiche politiche e abitudini sociali.
Lui parla alle tante solitudini di un mondo che, nel tempo di un certo benessere, ha creato solitudini infinite, abbandoni senza recupero, isolamenti profondi in cui sei vagabondo pur avendo una casa, sei un senza patria col tuo passaporto, sei inutile agli altri mentre gli altri sono inutili a te. Ciascuno è avvolto nel cellophan di un egoismo solitario che è diventato la vita. Ed ecco che dalla solitudine ciascuno alza la testa e guarda questo Papa non tanto, non sempre, per seguirlo o capirlo, ma per ascoltarlo, perché quella voce finché è stata voce, lega e rende meno insensate tante solitudini, forma aggregazioni di gente che non sta insieme perché è stata educata insieme, o ha lavorato insieme o spera insieme in qualche cosa per ciascuno o per tutti. No, sta insieme perché sente che quello strano parlare del Papa è l'unico che ti riguarda, che è stato detto e pensato per perforare la tua solitudine. Mentre muore, una cosa possiamo dire: non è uno dei grandi del mondo, come dicono i media. E forse non sarà il rappresentate di Dio in terra come dicono i credenti cattolici. Di Dio non sappiamo niente. E i grandi del mondo, quando hanno finito di dirti il loro messaggio, che riguarda il loro potere, voltano le spalle e se ne vanno lasciandoti solo come prima, anche a causa delle decisioni che ti hanno appena annunciato. Poi li vedi in fotografie o montaggi, in cui, come sempre, si occupano di se stessi. Un tempo i loro sudditi erano chini sul lavoro o impegnati in un altra guerra e non avevano tempo di alzare la testa verso i grandi che decidevano il loro destino.
Erano i tempi di clan e di famiglie estese in cui gli anziani raccontavano ai giovani e i giovani insegnavano ai bambini, passandosi le migliori e le peggiori esperienze in qualcosa che era - almeno - un legame. Adesso alzano la testa i senza lavoro e senza futuro del mondo (non tutti sono in miseria, è una vita diversa, ma non hanno niente da fare e niente da aspettare) e si accorgono che l'uomo venuto dal freddo di Varsavia è diventato Papa di Roma, con il suo strano sguardo chiaro ha visto la solitudine e ad essa ha parlato, per giorni, per mesi, per anni. Dicono: ha predicato la parola di Dio. Gli uomini e le donne della grande solitudine hanno sentito una voce, che un tempo era forte, hanno sentito una voce che si è fatta debole e poi roca, poi stentata e poi non più udibile, ma sempre parlava di loro e per loro. Diceva, anche a chi non seguiva: comunque non siete soli, non tutti vi hanno abbandonato per un mondo innovativo, moderno, flessibile, e digitale. Non tutti. E quando si è visto quell'uomo vecchio e piegato in una sedia a rotelle sollevata al davanzale che, con un gesto di stizza, ha spinto indietro il microfono, perché la voce non veniva più, abbiamo capito. Lentamente hanno ritirato nel buio la sedia a rotelle. Poi hanno chiuso una tenda. Poi la finestra. L'ultimo messaggio è stato: questa è la morte. Resurrezione, in questa vita, è ribellarsi all'abbandono e alla solitudine. Non state al gioco, qualcuno parli. Non è teologico quello che dico. È un altro percorso. Me lo perdoneranno? Ci sarà un altro Papa. Ci saranno teologi, esperti, interpreti, vaticanisti a dirci tutto, tra poco.
Noi, che abbiamo avuto segnata la vita dalla lunga conversazione con questo Papa e lo abbiamo visto morire, ricorderemo quel suo parlare alla solitudine.
Aveva capito - lo ha detto - che cosa è adesso la civiltà.


 

11 commenti:

  1. Ciao Mirella,mille parole si sono scritte,non basteranno mai a descrivere la Sua grandezza,mille parole che hanno testimoniato in ogni latitudine che il Suo testamento
    è racchiuso nell'esempio del Suo vivere.
    Mytic

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  2. parole uniche come lo è stato il suo esempio...
    un sorriso
    veradafne

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  3. L' interlocutore di tutti. Di ciascuno di noi, e dei potenti, e dei dittatori, e di Pinochet, e di Waldheim, e di Agca...Questa, per me, la sua grandezza. La sua disponibilità all'incontro, al dialogo, all'ascolto.
    E il carisma che era qualità dell'uomo, prima ancora che del pontefice.
    Come hai scritto da me, nemmeno io immaginavo di provare così tanta tristezza, oggi.
    Da oggi siamo tutti un poco più soli.

    Daisy

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  4. Ci devo pensare. Un bacio.Ben tornata.

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  5. "ritirata nel buio la sedia a rotelle":-))
    un sorriso
    veradafne

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  6. grazie per questo post. Penso che non ci sarà mai più un UOMO così, capace di unire anche chi non crede...
    Blue

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  7. Per me il silenzio è la migliore forma di rispetto verso una grande persona che parlava ai giovani visto che non era presa in considerazione dai potenti.

    Ago

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  8. Vi ringrazio molto da qui, ho problemi con l' ADSL di casa..Mir

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  9. Io invece ti lascio un bacio, così non sei gelosa...

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  10. ciao mir come stai? sono un pò latitante... tanto lavoro... ma ti leggo sempre... stammi bene baci stella

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