Ringrazio (ancora!) l'amico caro Roberto Carnesalli, ho finalmente letto un suo post di qualche giorno fa, dove ho trovato un'intervista a Giorgio Bocca. Da leggere e rileggere e...passare ad altri per una attenta lettura e rilettura. Deprimente, mi dispiace. Dell'Italia di oggi, di tutta la democrazia non solo italiana minacciata. (e pensare che volevo postare qualcosa di rassicurante! Amico mio, che leggi in silenzio, aspetta un altro giorno, oggi va così.)
Bocca: «È la fine della nostra storia, se dici che sei antifascista ti ridono in faccia»
Di Rinaldo Gianola
«Roba da pazzi. Il sindaco Alemanno vuole dedicare una strada ad Almirante, uno che fucilava i partigiani. Anzi no, mi sbaglio: non sono matti. È una provocazione, la provocazione di chi si sente vincitore e può fare quello che vuole». Giorgio Bocca, partigiano e giornalista, è uno dei pochi intellettuali in giro che si oppone alla revisione fai-da-te della storia e che, nonostante l’aria che tira, ha ancora il coraggio di difendere
Bocca, ci tocca vedere pure questa: una strada intitolata ad Almirante.
«Non c’è niente di strano. I fascisti sono al governo, hanno vinto e vogliono far vedere quello che sanno fare. L’altra sera, dopo il consiglio dei ministri a Napoli, ho letto che Berlusconi è andato a far festa con Gasparri. Capito? I fascisti si sono riciclati, adesso fanno i ministri, hanno il potere, sono tornati in forze e, come hanno detto, non si sentono più figli di un dio minore».
Ma Almirante...
«Almirante è sempre stato un fascista: un difensore della razza, un repubblichino di Salò che partecipava ai rastrellamenti di partigiani in val Sesia. Adesso lo celebrano, andiamo bene... Siamo a un’altra svolta. L’Italia è sempre la stessa: trionfano il conformismo e il trasformismo. Oggi c’è un altro cambio di stagione».
È la fine di una storia?
«Lo ha detto Fini, diventato presidente della Camera: “Con me finisce il dopoguerra”. Voleva dire che finisce anche l’antifascismo. E quindi possono dedicare le strade a chi vogliono»
Possibile che una notizia del genere non desti qualche reazione, magari una protesta della sinistra...
«La sinistra? Perchè, c’è ancora la sinistra? Ho l’impressione che pur di campare la sinistra, o quel che rimane, sia disposta a tutto. Bisogna mangiare nella greppia del potere per tirare avanti».
E l’antifascismo della Costituzione?
«Se oggi dici che sei antifascista rischi di trovare qualcuno che ti ride in faccia, i valori sono andati a farsi benedire. Ma con chi te la prendi? I fascisti sono diventati tutti filoisraeliani, parlano pure del 25 aprile come se fosse la loro festa. E tutto fila liscio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Allora ci sta anche la strada per un fucilatore di partigiani».
Deluso?
«Molto di più. Sono appiattito, sotterrato, sono quasi morto. Dal punto di vista politico uno con la mia storia è finito. Non mi riconosco in questo paese, nei “valori” che esprime questa classe dirigente. La mia storia è scomparsa. Io sono uno di quelli che si è battuto per il ritorno dell’Italia alla democrazia, per la sconfitta della dittatura fascista, difendo la memoria della stagione partigiana che riscattò questo Paese. Ma oggi sono uno sconfitto, hanno vinto loro. Basta guardarli. Ormai si è stabilito che la democrazia è una parvenza, un’illusione. E, forse, è vero».
E quest’Italia assorbe tutto, senza mai destarsi?
«Gli italiani sono trasformisti, sempre gli stessi, stanno con chi vince. Magari una volta c’era qualche speranza, qualche principio per cui battersi. Forse anche noi partigiani ci eravamo illusi di cambiare il Paese. L’altro ieri Berlusconi ha detto alla Marcegaglia che le proposte di Confindustria sono il programma del suo governo. Ma ci rendiamo conto? Come fa il capo del governo a dire una cosa del genere? Quando mai nella nostra storia abbiamo pensato che
E invece?
Grazie Roberto. Mir


En 1913 el misionero protestante Richard Wilhelm, residente en China, sue a que un anciano maestro le inicia en el misterio de la "Monta a sagrada". Poco tiempo despus conoce al maestro Lao Na Souan. Comenzara una amistad fecunda y un trabajo en com�n para llevar a Occidente una versi�n asombrosa y rigurosa del libro m�s antiguo de la historia universal: el I Ching o libro de las mutaciones. Sin embargo, a pesar de su origen remoto, el libro demostrar�a que estaba pensado para situarse m�s all� del tiempo y de la historia. La version de Wilhelm mostraba que la obra, incomprendida hasta entonces, era un tratado tan profundo sobre el orden universal y la condicion humana que no parec�a ser el fruto de una especulacion filosofica sino la revelacion de una mente sobrehumana. Conjugaba tres aspectos de la realidad y los unificaba en las leyes del devenir: lo espiritual, lo terrenal y el destino. Podr�a utilizarse para comprender las reglas de juego del Universo, la vida como fenomeno, o consultarlo como or�culo, desvelando el misterio del tiempo.
Cuando Carl Gustav Jung, el eminente psicologo suizo, tuvo en manos la version que Wilhelm hiciera del libro de las mutaciones se sinti� sobrecogido. Ten�a ante s� un tratado que exploraba y describ�a 4.096 situaciones humanas, cada una dentro de un contexto y de un tiempo historico determinado. Los simbolos o hexagramas que presid�an cada una de las 64 partes estaban construidos con seis lineas enteras o partidas. Las dos lineas inferiores correspond�an a la Tierra, lo material, el basamento fisico. Las dos del centro al hombre y las dos superiores al Cielo, lo luminoso, lo espiritual. Cada uno de esos hexagramas representaba, seg�n la forma en que se alternaban las lineas enteras o partidas, una situaci�n singular en lo social historico, en lo personal y en el ciclo cosmico. �C�mo pod�a expresar una cantidad de informacion tan enorme? Pero adem�s, las lineas individuales se mov�an de acuerdo a su valoracion numerica cuando se consultaba el libro como oraculo y este se transformaba en un medio de evaluacion dinamica: el libro era una entidad viviente, capaz de internarse en el futuro y descubrirlo. El deslumbramiento de Jung nac�a de ver confirmada su intuicion de la existencia de una estructura supraconsciente, que no se pon�a de manifiesto en la vida normal, pero que se expresaba en el aparente automatismo del consultante al arrojar las monedas y hallar un hexagrama de respuesta. No hab�a casualidad. El I Ching se revelaba como un puente entre el mundo humano y la totalidad de una mente universal y de unas reglas fijas que estructuraban los acontecimientos. Al expresar las leyes del tiempo y el devenir, el I Ching se situaba m�s all� del tiempo pero pod�a aclarar cualquier situacion historica e individual.


