domenica 26 aprile 2009

"SI HA BISOGNO DI SILENZIO": l'ho letto in vari blog.


Forse ci troviamo in  un' epidemia che chiamiamo "silenzio". Probabilmente non solo virtuale. Ma mi pare un genere di silenzio...diverso, questo non mi sembra un silenzio "buono".


È  la sensazione che aleggia, da settimane: un ritrovarsi senza parole, senza cose da dire, e nemmeno da ascoltare. Ognuno convinto che si tratti di un proprio momento di stallo personale, e per sacrosante ragioni, appunto, personali.  In realtà io credo che si aggiri una specie di peste, devo solo capire di quale tipo, con quale decorso, se vada combattuta o se aspettarne la sparizione spontanea. Ma soprattutto vorrei conoscerne il (e LA) fine. Che cosa ci sta comunicando questa peste che sta cucendo le bocche della comunicazione? Mistero.


5 commenti:

  1. Non occorre scomodare Qoelet per rendersi conto che "c'è un tempo per tacere".
    Siamo sommersi da troppe parole urlate da troppe parti (salvo smentita). L'Unità segnala come un tg abbia impaginato in modo confuso i servizi sul 25 aprile, nei commenti sul terremoto in Abruzzo o sull'influenza suina in Messico si leggono opinioni a 360°.
    I talk show ormai sono fine a se stessi, perché non è loro dato di proporre o attuare soluzioni.
    C'è poi chi parla per compito istituzionale, come quel signore che, se non ha niente di nuovo da dire, i mercoledì ri-propone un "pezzo di acqua calda".
    Di solito si dice "spengo tutto e leggo un classico", perché anche nel "terzo millennio" i classici hanno mantenuto il loro valore.
    Non ritengo si tratti di una peste, come la chiami tu - e già il fatto di contraddirti in parte mi disturba - ma piuttosto di un'esigenza di fermarsi a pensare. Non che abitualmente non lo si faccia, pensare più intensamente.
    Mi aspetto la domanda spontanea, "E tu che ci fai qui, allora?".
    Arriverà, arriverà anche per me il momento di staccare, di cominciare a prendere appunti col taccuino, di finire o almeno continuare quei pensieri che ho iniziato e sui quali il troppo "rumore" non mi permette di continuare. Ad ognuno il suo momento. Un abbraccio, cara Mirella. Ardovig

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  2. ci stanno prendendo per sfinimento, ecco cos'è.
    Non è silenzio buono, è una ritirata nel personale.
    Non è pausa per ricaricarsi è fuga.
    E' un brutto segnae Mir.
    Brutto

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  3. ... per me è transizione, direi transizione infinita. Ma anche troppi viaggi, troppe persone incontrate, bisogno di decantare.
    Un abbraccio :-)

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  4. Per sfinimento. Temo sia la diagnosi giusta quella di Sallì. Che usa, come me, un soggetto plurale.

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  5. Ti porto la citazione di un sermone del pastore Angelo Cassano: "La nosrta vita quotidiana è scossa continuamente da tempeste di parole, da promesse non mantenute, da parole formali e prive di sostanza, da parole dette per persuadere e non per spiegare, da parole che addormentano invece di risvegliare la nosrta coscienza. Nel labirinto dell'universo comunicativo in cui viviamo è allora importante individuare quale sia la parola che non ci tradisce, che è affidabile, che ci interroga senza soffocarci, illumina il nostro cammino senza illuderci." E' quando si ha a che fare con una parola illuminante che poi si ritrova la forza di esprimersi.
    Eli

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