venerdì 11 giugno 2010

Ai miei amici italiani,


che non smettano di credere che l'incubo finirà presto.


fra gli ultimi scritti di Giovanni Raboni


Stillicidio di delitti, terribile:


si distruggono vite,


si distruggono posti di lavoro,


si distrugge la giustizia, il decoro


della convivenza civile.


E intanto l’imprenditore del nulla,


il venditore d’aria fritta,


forte coi miserabili


delle sue inindagabili ricchezze,


sorride a tutto schermo


negando ogni evidenza, promettendo


il già invano promesso e l’impossibile,


spacciando per paterno


il suo osceno frasario da piazzista.


Mai così in basso, così simile


(non solo dirlo, anche il pensarlo duole)


alle odiose caricature


che da sempre ci infangano e sfigurano…


Anche altrove, lo so,


si santifica il crimine, anche altrove


si celebrano i riti


del privilegio e dell’impunità


trasformati in dottrina dello Stato.


Ma solo a noi, già fradici


di antiche colpe e remissioni,


a noi prima untori e poi vittime


della peste del secolo


è toccata, con il danno, la beffa,


una farsa aggiunta alla sventura.


 


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Canzone dei rischi che si corrono





Un'ossessione? Certo che lo è
.Come potrebbe non ossessionarci
la continua reiterazione
degli stereotipi più osceni,
l'alluvione di falsità e soprusi,
la suprema pornografia dell'astuzia
fatta oggetto di culto,
della prepotenza fatta icona?
Andiamo a dormire pensandoci,
ci svegliamo con questo fiele in bocca
e c'è chi ha il coraggio di chiederci
d'essere più pacati e costruttivi,
d'avere più distacco, più ironia...
Sia detto, amici, una volte per tutte:
a correre rischi non è soltantola credibilità della nazione
o l'incerta, indubitabile essenza
che chiamiamo democrazia,
qui in gioco c'è la storia che ci resta,
il poco che manca da qui alla morte.
GIOVANNI RABONI

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