...ma soprattutto per Deli.

CONCETTI, PRECONCETTI E... CONTRADDIZIONI
Come ogni donna io vorrei che non esistesse più la prostituzione, questa attività che mostra il lato più estremo ed esasperato della concezione maschilista e incivile che un corpo femminile sia alla fine soltanto merce trattabile. Conosciamo e vediamo senza particolari sforzi tutte le variabili socialmente accettate di una simile concezione distruttiva del corpo/spirito femminile.
Tuttavia un po' di senso utilitaristico lo dovrebbe salvaguardare persino questo modesto ragionamento.
E cioè:
va bene togliere dalla terra tutte le prostitute e permettere a tutte le donne di questo mondo di emanciparsi, anche le più povere di spirito e di soldi e di dignità;
va bene affidare alle leggi e alla galera i protettori e i mercanti di donne-oggetto dell'irrequieto appetito maschile.
Ma poi?
Come fanno gli uomini che non vogliono relazioni sessuali responsabili ma sanno affrontare a mala pena soltanto cose del genere vediamoci e divertiamoci spensieratamente "quando capita" ? Senza prostitute disponibili on demand questi poverelli sarebbero condannati alla solitudine e (peggio ancora) all'astinenza sessuale perenne, perchè chi mai li vuole altrimenti? E a me, sinceramente, sembra davvero un po' ingiusto destinarli ad una condanna così eccessiva.
Quindi teniamoci 'sta benedetta prostituzione, e anzi potenziamola perchè la richiesta pare in aumento. Piaccia o no ai benpensanti come me.
"Qualche volta è una fatica ritrovare la propria ingenuità. Per farlo bisogna saper andare oltre, come sa fare un buon politico: oltre l'ostacolo, oltre le avversità che ti hanno ferito"
È la prima volta che trovo la parola "ingenuità" annoverata fra i valori, e non tra gli scarti.
Il mio intervistato oggi non sapeva che mi stava insegnando molto, dicendo così. Grazie, Marco Solari (citato qui a braccio)
L'ingenuità mi appartiene. E i miei blog - ora no (ora è estate: questa è per Vera, n.d.r;)) - la sapranno di nuovo onorare. Ecchediamine.
È perchè (come è noto) io con la tecnica ci bisticcio sempre,
che questo blog è ancora aperto (volevo metterlo almeno in pausa)
È perchè in questo blog ho ospitato anche grandi persone, nei commenti e nei passaggi silenti
che continuo a dire che aprire un blog è un'esperienza da fare.
E dunque io ora non lo chiedo a splinder, ma lo chiedo direttamente a chi passa di qua, di evitare lo sforzo di digitare il nome di questo blog, se non è degno della mia stima.
Perchè io qui vorrei continuare a sentirmi tra amici.
Scusatemi la seriosità di questo post, ma rimediamo subito festeggiando la squadra Svizzera che è virtualmente ....
CAMPIONE DEL MONDOOOO!!!!!
Cosa diceva Amleto ?
"Ci sono più misteri in cielo e in terra Orazio, di quanto non sappia la tua filosofia" ?
Diceva giusto.
Dice giusto anche Lia, rubandomi telepaticamente le parole per inserirle nel suo post di oggi:
"certe volte la gente mi pare così sideralmente lontana da tutto ciò che io considero normale da farmi venire voglia di andare su Marte o giù di lì e non tornare più, ché c’è un equivoco ed io non ci voglio stare, in questo mondo qui."
...
Cavillo, litigo, mi lagno e mi lamento.
La casa mi sta stretta.
L’idea di un uomo mi fa star male...
Sono certo sul punto di innamorarmi di nuovo.
(da "Sintomi", Dorothy Parker)
Dualismo salutare...
Che poi sia salutare è ancora da dimostrare.
Io parlo benissimo , della psicanalisi e degli psicanalisti.
Io stessa ne ho approfittato a piene mani, per uscire dalle mie trappole mortali.
E la gratitudine per chi ti salva la vita è infinita, si sa.
Ma quando oggi, cioè l'altro ieri a pranzo, sento ancora vecchi triti e ritriti discorsi su innamoramenti e proiezioni, su quanto conti assai di più il significato simbolico dell'investimento in corso che non il fatto in sè di piacersi fra due persone, e che il desiderio di gravidanza indichi germogli di nuovi progetti, e quello che non va in lui è in realtà dentro di te ecc ecc,
io quando sento tutto questo mi sento come l'evaso che passeggia attorno alla prigione.
Perchè sono delle gran care persone, tutti questi psicologi e affini,
ma se c'è una cosa che mi dà proprio tanto sui nervi è quel loro sapere tutto. Dicono di no, ma non ci credono.
E il loro spargere di disincanto tutto quello che non ci è dato di capire, emozioni comprese, anzi, emozioni in testa. E si affannnano ad esaltarle, le emozioni. Con la loro voce controllata.
Ma io, oggi, preferisco di gran lunga non capire. E annaffiare la mia propensione all'incanto.
E NON SI AZZARDI LA CARA AMICA A DIRMI OH BENE, ESSERE CAPACI DI INCANTARSI SIGNIFICA CHE....
"La letteratura di Carver è in grado di toccare corde talmente sottili del nostro animo, talmente nascoste in profondità, che una volta portate in superficie rilucono come pietre preziose e uniche." (ho letto questa cosa da qualche parte e la condivido )
Non conosco Raymond Carver (recupererò subito!), ho solo letto due giorni fa "Una cosa piccola ma buona", e ora mi sento esattamente come dopo un incontro importante.
Ai miei amici italiani,
che non smettano di credere che l'incubo finirà presto.
fra gli ultimi scritti di Giovanni Raboni
Stillicidio di delitti, terribile:
si distruggono vite,
si distruggono posti di lavoro,
si distrugge la giustizia, il decoro
della convivenza civile.
E intanto l’imprenditore del nulla,
il venditore d’aria fritta,
forte coi miserabili
delle sue inindagabili ricchezze,
sorride a tutto schermo
negando ogni evidenza, promettendo
il già invano promesso e l’impossibile,
spacciando per paterno
il suo osceno frasario da piazzista.
Mai così in basso, così simile
(non solo dirlo, anche il pensarlo duole)
alle odiose caricature
che da sempre ci infangano e sfigurano…
Anche altrove, lo so,
si santifica il crimine, anche altrove
si celebrano i riti
del privilegio e dell’impunità
trasformati in dottrina dello Stato.
Ma solo a noi, già fradici
di antiche colpe e remissioni,
a noi prima untori e poi vittime
della peste del secolo
è toccata, con il danno, la beffa,
una farsa aggiunta alla sventura.
******
Non per caso, mai per caso
SONO PER IL RECUPERO DI UNA PAROLA DIMENTICATA: VERGOGNARSI.
Qui riporto l'ultimo post di LIA. Buona (amarissima) lettura. E suggerirei di divulgare, a più persone possibile.
Questo il post, le cui ultime parole sono "si vergogni":
Sta girando in rete la lettera che Mila Spicola, un’insegnante palermitana, ha indirizzato al ministro Tremonti. E’ stata pubblicata su MicroMega e, come dice lei, “io la riporto integralmente perchè mi appartiene totalmente“.
di Mila Spicola
Ministro Tremonti,
dirà lei: non ne posso più di sentirvi, voi insegnanti. Molti lo stanno già dicendo insieme a lei. Eppure, non demordo. Ci sono due tipi di alunni svogliati: quelli che a furia di rimproveri continuano imperterriti a rifiutare qualunque invito alla responsabilità e quelli invece che, sentendosi ripetere sempre la stessa cosa, alla fine rinsaviscono per sfinimento. Voglio essere ottimista, annoverare lei tra i secondi e prenderla per sfinimento. Fosse anche una minima parte dello sfinimento che ho io, alla fine di quest’annus terribilis per la scuola italiana. Stanca, amareggiata, sconsolata, eppure lei non ci riesce a prendermi per sfinimento, continuo a protestare, come i soldati alle Termopili. Magari lei non ascolterà, ma qualche italiano di “buona volontà” , come si diceva una volta, sì.
Lei mi obbliga a violare la legge. Mi piacerebbe incontrarla per dirglielo guardandola negli occhi. Lei sta obbligando la maggioranza dei docenti italiani a violare la legge. E’ esattamente quello che accade in moltissime scuole italiane. Cosa significa infatti ammassare più alunni di quanti un‘aula può contenerne, se non violare la legge? Sono ben tre le norme violate: la normativa antincendio, quella per la sicurezza negli edifici scolastici e quella igienico sanitaria. Molti sanno che lei ha tolto ben 8 miliardi all’istruzione pubblica. “C’erano tanti sprechi e siamo in tempi di crisi, bisogna razionalizzare”, saggia e incontrovertibile affermazione. Così ha giustificato la cosa. Di contro, però, le spese militari ricevono 25 miliardi di euro e leggo in questi giorni di un bonus di 19 mila euro a classe per le scuole private e leggo anche di un aumento di circa 200 euro mensili per i colleghi di religione, buon per loro, non sia mai, ma allora non bloccassero i nostri per i prossimi secoli.
Mettiamoci d’accordo. C’è la crisi o no? Un giorno c’è, un giorno non c’è, un giorno è un “anatema psicologico delle sinistre” e l’altro giorno “dobbiamo fare sacrifici”. Ma non tutti, attenzione: gli statali. Io mi sono arrovellata nel tentativo di capire dove fossero quegli sprechi quando, nell’agosto 2008, ho saputo degli 8 miliardi da togliere alla scuola pubblica. Ma lei ha fugato i miei dubbi: lo spreco era studiare l’italiano, e quindi via due ore. Lo spreco era studiare la tecnologia moderna e quindi via un’ora. Questo alle medie. Escano prima i ragazzi: così hanno tempo per riflettere. Lo ha detto il ministro Gelmini. Lo spreco era recuperare i bambini con difficoltà (cosa frequentissima nei contesti dove vivo e ho scelto di insegnare io, e cioè nelle periferie), e quindi via le compresenze in talune ore di due maestri nelle elementari: a questo servivano, caro ministro. Il tutto eseguito con la furia di un boscaiolo cieco che ha distrutto chiome sane, piante rigogliose e qualche ramo secco, ma troppo pochi, in cambio della distruzione della nostra foresta amazzonica: il polmone del nostro futuro. Quelle due ore d’italiano e le compresenze servivano anche a coprire le assenze dei colleghi senza ricorrere a supplenze esterne. Inoltre: aumentiamo i ragazzi per classe: fino a 30, 33, ma sì. Realizziamo un bel parcheggio per ragazzi, non una scuola certamente. Del resto sono altre le fonti vere della formazione: la vita, la strada, la televisione, il computer. Per chi vuole studiare veramente ci sono le scuole private. Studiare cosa e come poi è da vedere.
C’è un piccolo particolare: tutto ciò è anticostituzionale. La Costituzione riconosce alla scuola pubblica, statale, italiana il compito di formare e istruire gli italiani. Le private? Una scelta possibile, non obbligata. Non era un paradiso la scuola pubblica, prima di Tremonti, ma i problemi erano altri, non certo questi, ed era una bella scuola. Chi non deve parte della sua personalità a quel docente che non dimenticherà mai?
Torniamo alle sue motivazioni: la gestione dei singoli istituti, troppi soldi, troppi. E quindi tagli anche a quella: tagli alle ore e tagli ai finanziamenti per la gestione. “Facessero una colletta i genitori, e che sarà mai qualche decina di euro”. Nulla. Ma non c’era la crisi? Nella mia regione, in Sicilia, qualche decina di euro aiuta ad andare avanti. E così avete tagliato. Nella scuola dove insegno io, una normale scuola media della periferia palermitana, ma potremmo generalizzare a tutte le scuole medie d’Italia, siamo quasi alla paralisi. Avete compiuto il miracolo: unire di colpo nord e sud nella omologazione verso il peggio. Dico quasi, perché poi, incredibilmente, docenti e dirigenti sono diventati bravi a fare i salti mortali e le capriole all’indietro. Questo lo sapevate, vero? Qual è l’unica classe di lavoratori in Italia che, nonostante tutto, continua a lavorare senza grossi drammi? La nostra. Nel senso che lei aveva ragione e che quindi, nonostante i tagli, e visto che riusciamo ad andare avanti, la scuola non ha tutti ‘sti problemi? No, aveva ragione perché per noi quelli che non devono subire le ricadute gravissime della sua scelta scellerata, ripeto, scellerata, non devono essere i ragazzi: e dunque si alza la saracinesca comunque e si fa l’appello tutte le mattine.
Però sa cosa c’è? C’è che abbiamo anche sopportato e stiamo sopportando molto, ma l’illegalità di stato dentro una scuola no. Io non la sopporto e la denuncio. Tagliare completamente i fondi di gestione delle scuole ha comportato l’impossibilità di chiamare supplenti per coprire le assenze giornaliere, adesso che non ci sono più quelle due ore che servivano a coprirle. E dunque le classi si dividono in altre classi. Giornalmente. I ragazzini si prendono la loro sedia e vagano nei corridoi in cerca di spazio. Perdendo ore di lezione. E allora: posso sopportare di lavorare meno, posso sopportare di farlo in una scuola ammuffita, con l’acqua che filtra, senza vetri (lei mi dirà: si rivolga all’amministrazione comunale), posso sopportare di non avere carta igienica per i ragazzi, sapone nei bagni, riscaldamenti a singhiozzo. In una mia classe di prima media ho 23 bambini, 4 di loro con gravissimi disagi sociali e disturbi comportamentali (sono figli di carcerati), due con problemi di apprendimento e uno disabile grave. Io insegno arte: nelle mie ore non ho insegnante di sostegno, perché sono state tagliate le ore del sostegno, come tanti sanno. A volte me ne arrivano altri 3 o 4 da altre classi.
E allora mi dica lei qual‘è il diritto all’istruzione negata del mio alunno disabile? Qual è il diritto all’attenzione precipua negata ai 4 bimbi con problemi sociali? E ai due che non riescono a leggere senza distrarsi? E‘ una scuola di periferia, se non li aiuto io chi li aiuta? E il resto dei compagni? Non hanno diritto alla “normalità”? E poi viene la ministra Gelmini a parlar male dei docenti del sud, di come i nostri alunni sono in fondo alle classifiche delle prove di merito: ma in queste condizioni cosa vi aspettate? E’ già un miracolo se abbiamo le sedie nella mia scuola. L’inverno lo abbiamo trascorso con muffa e infissi rotti, che puntualmente aggiustiamo stornando somme da altri fini. “Si rivolga al Comune” dirà lei. Il suo sindaco di centrodestra ha tagliato anche lui tutti i finanziamenti alle scuole: sia per il funzionamento ordinario, sia per le manutenzioni. Non ci resta che Santa Rosalia. Macchè, manco la chiesa ci appoggia, noi sciagurati delle periferie, intenta com’è a salvaguardare le scuole private.
Lei lo chiama razionamento e si riempie la bocca di frasi assurde sul come l’Italia stia reggendo la crisi. Mi scusi: ma che cavolo sta dicendo? Lo deve dire lei, una statistica o io? Ho 253 alunni, 253 famiglie cioè: un bel campione di famiglie di periferia, come ce ne sono a migliaia nella corona delle città italiane. Forse ne so parlare meglio di lei degli effetti della crisi, sig. Ministro: niente fumo negli occhi ahimè a noi che le vediamo e viviamo la verità delle cose. Perché nemmeno il contributo di 15 euro annui riescono più a pagare. Un disastro che chiamo illegalità.
Io non posso adeguarmi. Non per me stessa, che alla fine noi docenti ci abituiamo a tutto, ma per loro. Non posso più tollerare che quei ragazzi siano il bersaglio vero delle nostre scelte. E’ questa l’illegalità, non solo la ‘ndrangheta, la camorra e la mafia, è questo l’esempio in cui crescono i miei ragazzi sfortunati. Ma l’illegalità e il non rispetto della legge no. A Palermo no. Non in quel quartiere: la scuola non può tollerarlo perché è l’unico baluardo dello Stato. Porti solo la sua firma questo scempio: io non voglio rendermene complice. E non mi dica che sto facendo politica, che parlo male della scuola e che un insegnante non può farlo. Io non parlo male della scuola? Come potrei? E’ la mia vita. Io dico male della distruzione che ne state facendo, parlo male di voi, ecco perché non me lo permettete. Non di fare politica, bensì di esercitare un dissenso sacrosanto. Si difenda contraddicendomi con fatti. Parlo male… Faccio politica… dice? E sia pure! Io ne ho più diritto di lei, che sia chiaro: sono io a formare i cittadini di domani, mica Lei. Lei passerà, per fortuna, ma i docenti italiani ci saranno sempre a insegnare cosa voglia dire rispettare le regole, rispettare la legge, cosa significhino parole come “comunità”, come “solidarietà”, come “eguaglianza”, come “fraternità”. Questa è politica, caro Tremonti, ed è il senso del mio mestiere. Glielo insegno di più io, non di certo Lei che gli toglie maestri, risorse e ruolo sociale: perché se si permette di uccidere il mio ruolo, insieme al mio, annulla quello di studente. Non ci aveva pensato? Lasciate i fanciulli senza guida, ne farete dei tiranni, questo diceva Platone. Quante mamme non posso riconoscersi in quella frase ripercorrendo le lotte giornaliere con i loro piccoli tiranni?
Da qualche mese mi rifiuto di accogliere ragazzi provenienti da classi divise oltre il numero consentito. E lo farò anche a fronte di ordini di servizio scritti. Venga qualcuno a obbligarmi. Venga pure. Io mi rifiuto. Il mio Dirigente mi dirà: dove li metto allora? Io la rivolgo a Lei questa domanda: dove li mettiamo? La rivolgo ai suoi elettori, che sono anche genitori: dove volete che li mettiamo i vostri figli?
E allora le faccio una proposta indecente davvero: di quei 25 miliardi alle spese militari destini nuovamente alla scuola pubblica gli 8 miliardi tolti. Oppure assegni i proventi del lotto per un anno alla messa in sicurezza degli edifici scolastici: sono questi i monumenti culturali dell’Italia che amo. La smetta di giocare con la vita e con l’istruzione dei nostri figli. Anzi, le dico di più, se posso: se ne vergogni.
Questo articolo uscirà sul prossimo numero della rivista per insegnanti della svizzera Italiana "scuola e educazione" (o qualcosa del genere). Anna ha smesso di essere con noi un anno fa, il 27 giugno 2009.
Educare ad una sana sessualità
Si occupava anche, saltuariamente, di educazione alla sessualità nelle scuole. Non andava in tutte le scuole, lei che dirigeva il Centro di Pianificazione Famigliare a Bellinzona, e non so nemmeno adesso con quale criterio alcune direzioni di Scuola Media decidano solitamente di invitare un’esperta per parlare di “queste cose” e con quali altri criteri altre scuole preferiscano delegare la materia un po’ imbarazzante ad un malcapitato insegnante di scienze, o forse al docente di classe, o a chiunque si assuma in qualche modo questo soi-disant compito educativo. O si dicano che ci pensino i genitori a parlare di questo…problema. Lei (l’Annina), voleva bene ai giovanissimi, ma proprio tanto, e sapeva parlarne con serietà e naturalezza, di loro e della materia che era invitata a trasmettergli in poche lezioni. Lei sapeva meglio di me con quali parole iniziare il discorso sulla sessualità ad un gruppo di intimiditi ragazzi e ragazze. Lei, che non amava i numeri e la matematica, era certamente consapevole di una verità statistica lapidaria: se inizi male hai buone probabilità di concludere anche peggio, se dalla realtà esterna (modelli famigliari, modelli cinematografici, modelli televisivi o pubblicitari, o modelli di bigottismo di vario genere) attiri dentro di te, in profondità, la convinzione che la sessualità sia una bestia sporca, di cui vergognarsi, meglio non parlarne, meglio farsene un’idea vaga e parecchio ambigua e poi si vedrà, se intraprendi sin dalle tue primissime esperienze un approccio sorretto da un’immagine di sesso-volgarità, e sarai dunque sfronatamente colpevolizzante nei confronti dell’eros, stai pur certo che avrai scarsissime probabilità di costruire, tra qualche anno, un rapporto d’amore attivo e capace di elargire ad entrambi la stessa dose di felicità sessuale-affettiva. Anna aveva a cuore il tema della sessualità non come l’insieme di svariati frammenti slegati fra loro: il capitolo della contraccezione, il capitolo della verginità, il capitolo dell’aborto, il capitolo dell’innamoramento o dell’omosessualità ecc ecc. Lei piazzava grintosamente con i ragazzi al centro di tutto la Relazione. Naturalmente non so esattamente come, con quali parole e quali strumenti didattici o pedagogici lo facesse, io so solo che cosa lei mi raccontava. Anzi, posso solo parlare di quello che a me rimaneva impresso del suo racconto. Per cui potrei persino averla parzialmente fraintesa, e magari si accenderebbe facendomi un fulmineo serissimo ripasso dei concetti fondamentali leggendo questo scritto che parla di lei che si occupava di sessualità nelle scuole. E allora io per forza mi fido di quanto credo d’avere capito bene, del suo messaggio, e penso avrebbe piacere che continuasse anche in sua assenza, visto che l’Annina non c’è più. La sessualità non è cosa fai, e come (si, certo, anche!) e con chi, ma cosa comunichi di te ad una persona che ti comunica qualcosa di sé. A qualsiasi età, ragazzi. La complessità in contrapposizione alla banalizzazione ginnica, strumentalizzante e volgare. Il rifiuto dell’espressione “fare sesso”. Che però non significa negarlo. Significa imparare che la sessualità del “fare sesso” è soltanto l’espressione fisica di una cosa che merita molto di più, perché altrimenti si esce dalla sfera del rispetto. Piaccia o no ammetterlo, è sempre di relazione intima che si tratta. Una relazione intima che può durare o che può rivelarsi della stessa consistenza e durata di un sogno, perché è anche attraverso queste esperienze che si cresce e si matura. Ma è sempre un avvicinarsi consapevole e responsabile ad un’altra persona. E non alla parte del suo corpo da cui saccheggiare un piacere edonistico, incurante del valore di quell’atto. Quanto mi mancano le chiacchiere con mia sorella sulla sessualità dei giovani, e quanto vorrei che avesse lasciato a tutti loro una lettera pro memoria, per rassicurarli di una cosa: sentite dentro di voi la pulsione dei vostri (diceva così) ormoncini, e lasciatevi guidare dal sentimento per permettergli di avvicinarvi ad una ragazza con estrema cura del rapporto che con lei vorresti avere. E solo se anche lei vorrà la stessa cosa, e solo con estremo rispetto di quello che poi avverrà fra voi due. E alle ragazze avrebbe concluso questa sua lettera con una raccomandazione aggiunta: ragazze, avrebbe detto, sappiate che ancora oggi le donne vittime di violenza –soprattutto in casa- sono moltissime; iniziate ora che siete adolescenti di quarta media a farvi crescere dentro, nel cuore della vostra autostima, una voce perentoria che vi dica mai mai mai mai un uomo potrà alzare un braccio su di voi. Perché ricordatelo bene (altra sua espressione frequente): l’amore è ricerca della felicità di entrambi, e una sola volta che vi manchi di rispetto è già di troppo, non concedetegli la seconda possibilità. Davvero, non fatelo. Anche da ragazzini e da ragazzine alle primissime avventurose esperienze: il rispetto -fisico e psicologico- al di sopra di tutto il resto, soprattutto nell’intimità. Questo per lei era educazione alla sessualità, a partire dalle primissime esperienze, quelle che ancora non si fanno, ma si iniziano ad immaginare.
ADORO IL MIO LAVORO.
Ecco, l'ho fatto. Non avevo mai rilasciato una dichiarazione d'amore al mio lavoro, alle gioie che continua a darmi, a come mi fa all'occorrenza persino da antidepressivo, da distrazione, da antitarme dei pensieri tarmati (come in questi giorni rischierebbe di accadermi). Che mi impone di studiare, di confrontarmi, di non lasciar sfiorire una buona idea, di sentirmi sempre con una voglia matta di fare meglio.
Potrebbero darmi un aumento, è vero, dopo tanti anni di fedeltà, ma se non accade il bello mi rimane comunque fra le mani. E non è poco, nella vita di una persona, non è assolutamente poco.
Non so se oggi mi sentivo più Edward mani di forbici o....Serena Bobbitt ;)
Non si ha tempo
per fare finalmente un corso di ballo
non si ha tempo per fare una passeggiata ogni giorno di 3 ore
non si ha tempo per leggere 5 capitoli al posto dei soliti 2
non si ha tempo per facebook, per il parrucchiere, per lavare l'auto.
Per avere sempre le unghie perfette, per pagare puntualmente entro il 30 del mese. Per cambiare la lampadina sulle scale, spenta da mesi, per lucidare l'argento delle posate.
Si ha tempo invece
Per nutrirsi, per respirare, pensare
Per andare dal medico se hai la febbre alta
Per vestirsi decentemente il mattino prima di uscire di casa
Per onorare un contratto di lavoro
E si ha il tempo per tenere in vita tutti gli affetti che contano.
SAPER RICONOSCERE LE LISTE DI APPARTENENZA DELLE PRIORITA' PUÒ FORSE AIUTARE
In vista del mio compleanno se non sapete cosa potrebbe pacermi proprio tanto ecco qua: un cespuglio di rose profumatissime. Rare, ma a cercar bene si trovano, datevi da fare
Nemmeno le contano le negatività che accadono attorno alla sua presenza, nell'ombra sua costante, sorridente, ammaliante, divorante. Non vi sembrano troppe coincidenze terribili, messe li una in fila all'altra? Lei vi invita a giocare, come aveva fatto con chi vi aveva preceduto, e voi -sapendo- accettate. Non ho la pretesa che questa sia scienza, giammai, chiamiamola puro esercizio di stile, nessuno si senta necessariamente incluso, oppure è semplice capacità di osservare e contare, e vedere chi c'è, lì , sempre dietro di voi: lei.
Lettera a Silvio Soldini
Signor Soldini,
nel prossimo film darà vero una possibilità di salvezza anche a lui, e non solo a lei? Permetterà all'uomo della prossima storia di entrare nella popria crisi, soffrirne, ma seriamente, e uscirne trasformato, abbastanza adulto per prendere una decisione? Questa evoluzione nel film "Cosa voglio di più" è data solamente alla protagonista, mentre l'amante rimane indietro, bamboccione prima, bamboccione durante e bamboccione dopo. Strutturalmente incapace di evolvere. Diamo finalmente a questi uomini, almeno nei film , la possibilità di credere nella felicità, che è raggiungibile solo se si è ben attrezzati per attraversare le sofferenze, perchè solo lì sta la forza, l'energia per crescere e cambiare?
Non permetta che la donna sia sola in questo viaggio di maturazione, perchè una donna come la sua protagonista deve poter credere ancora in una passione vivibile con un uomo, che sia consapevole anche lui del fatto che ogni passione ha bisogno di un progetto, per potersi alimentare di Vita e non appassire nel giro di pochi incontri.
Senza progetto non vi è passione, questo lei nel film lo racconta benissimo, è possibile al massimo un momentaneo surrogato. Che finirà in tragedia. (una grande passione buttata alle ortiche non la ritiene una tragedia?) Questo ci racconta il suo film, questa è la fotografia di una realtà che vorremmo trasformare.
Lo faccia, signor Soldini, questo sforzo, perchè al cinema ci vanno anche tanti giovani , maschi confusi, persino un po' depressi, e non è giusto che crescano convinti che ci si possa accontentare di poco, perchè a loro dire ciò che davvero conta è imparare a sopravvivere in un immutabile e arido presente.
La felicità, signor Soldini, non la si strova nell'inganno e nei surrogati. E soprattutto non nella rinuncia. Per cui la regali (come forza, come pulsione erotica, come fiducia profonda nella vita) anche al sesso maschile, e non solo alle donne. Queste donne come la sua protagonista, donne che sanno infine decidere, e soffrire, lottare e piangere, ma rimarranno malgrado tutto fieramente in piedi, fieramente raggianti, incapaci di rinunciare alla felicità, a costo di chiudere senza parole (come accade nel suo film) una storia d'amore che per mancanza di una trama era nata già condannata.
Facciamo cosi, Silvio Soldini: ciack, si gira da capo, e stavolta sarà "Cosa vogliamo di più": uomini e donne. Vediamo di uscire da queste tenebre, come fanno coraggiosamente Pamina e Tamino nel Flauto Magico. O va bene anche poco coraggiosamente, ma con la stessa infinita dose di fiducia nell' Amore, come fanno Papageno e Papagena.
Adoro il Flauto Magico, bisogna proprio che io me lo riascolti uno di questi giorni.
(Annina, sorella mia che sei "da qualche parte", questo post è per te.)
Non uso mai testi di canzoni per riempire questo spazio, ma oggi faccio eccezione. E dedico il testo di Pino Daniele ad A. E al protagonista del film che ho visto ieri,ad entrambi gli auguri di riuscire a trovare dentro di voi la forza per superare le vostre montagne, e da lì andare anche oltre, e finalmente trovarlo, quel sole. Perchè la passione è là, oltre la linea d'ombra. Di qua c'è il deserto...
Non ho nessuna voglia adesso
di dire che da solo non ce la farei
e quando guardo dentro me stesso
mi sento fragile
Non ho nessuna voglia adesso
di accettare quello che c’è
sarà che sono un po’ depresso
e non ho più margine…
Io voglio il sole dentro me
io cerco il sole dentro di te
Io voglio il sole dentro me
io cerco il sole dentro di te
Io voglio il sole dentro di me
per ritrovarti ancora tra le mie braccia
Io cerco il sole dentro di te
la luce dell’aurora a sud del mondo
Il sole dentro me
sei la risposta tu sì perchè
perchè ora sono pronto, sono pronto
sulla mia pelle da ovest ad est
a sud del mondo.
Sei come il sole dietro l’eclissi
in un pianeta isolato e vivo solo se esisti,
capisci lo scenario era grigio scuro,
ti giuro prima di te
ero macellaio del mio futuro
Ho già promesso a me stesso di dire tutta la verità
tra di noi non c’è sospetto nè alibi,
io voglio il sole dentro me
sulla mia pelle
io cerco il sole dentro di te
da ovest a est
io voglio il sole dentro me
sulla mia pelle da ovest a est
Io cerco il sole dentro di te
a sud del mondo.
Io voglio il sole dentro di me
per ritrovarti ancora tra le mie braccia
Io cerco il sole dentro di te
la luce dell’aurora a sud del mondo
Il sole dentro me
a sud del mondo
una promessa di pioggia fresca
a sud del mondo
sei tu la brezza del deserto
che mi rinfresca a sud del mondo
Io voglio il sole dentro di me
per ritrovarti ancora tra le mie braccia
Io cerco il sole dentro, dentro di te
la luce dell’aurora a sud del mondo
da ovest a est
a sud del mondo
sulla mia pelle da ovest a est
da nord a sud del mondo, a sud del mondo…
Pino Daniele, J.AX
Mi piace non sapere quasi nulla, di un film che sto per andare a vedere. è così anche ora, che sto per andare a gustarmi "Cosa voglio di più", di Silvio Soldini. Ho il vago presentimento che mi piacerà. Già a partire dal titolo, che sembra fraternizzare con i miei ultimi post. Vado subito a verificare, e se poi cancello il post tra poche ore non chiedetemi giustificazioni, vi prego...
IL PRECARIATO AMOROSO E LE PAROLE PER DIRLO: I FREQUENTANTI
Mi mancava infatti la parola: allora, mi dicevo, come la definiamo questa cosa?
Mi è venuta incontro l'Isola dei famosì, proprio il reality che stigmatizziamo con veemenza ma che se ci capita di fermarci lì per qualche minuto con il telocomando diciamo che in fondo male non fa.
È così infatti che io l'altra sera ho ascoltato l'intervista di Simona Ventura al giovane candidato vincitore, trent'anni già fatti.
- ma tu, prima di entrare nell'isola, eri impegnato, sentimentalmente?
- no, sì, no, frequentavo...( calca sul verbo: "frequentavo")
- ahahahah! (ride di gusto) come dice Ivana Trump: nothing important! hhahahahaha!
- sì volevo andare nell'isola e vedere cosa capitava.
Di quello che esattamente intendesse dichiarare l'intervistato non sappiamo altro. Fatti suoi.
Ma quel "frequentare" è geniale.
Dice tutto. Dice che c'è un nuovo tipo di approccio amoroso, oggi. No, ovvio, c'è sempre stato, ma oggi è il modello vincente. (vincente...?). Apprezzato moltol molto più dagli uomini che dalle donne (sì, caro "figlio" Alessandro, anche se tu mi parli delle eccezioni). Uomini di ogni età, come dicevo qualche post fa, che candidamente si limitano a "frequentare". Sentendosi in questo modo assolutamente LIBERI. Di esserci, ma a tratti, di lasciarsi desiderare, di amare, di non amare, di nemmeno saperlo bene, di giocare, di sparire e eventualmente riapparire, magari un giorno. "Amichevole frequentazione". Molto sportiva, molto moderna. Senza vincoli, che stringono, fastidiosi.
Io mi sono chiesta: ma lei, la "frequentata", come sta? Anche lei è del genrere "oggi ci siamo, domani vediamo"? o è invece una giovane donna (il trentenne si definisce ragazzo, lei giovane donna) che desidera un rapporto sicuro, affidabile, sul quale poter contare? E magari lei ha 10 anni in più della giovane che ho visto in treno tre giorni fa, quella tenerissima biondina che parlava con l'amica del suo imminente aborto. Diceva "lui lo sa, ma è da alcuni giorni che non riesco a trovarlo, gli scrivo messaggi e non mi risponde", e io dico cazzo se hai l'età per scopare sei grande abbastanza per assumerti delle responsabilità! "
Questa ragazzina sarà una "giovane donna", tra dieci anni, e lo vedrà partire, il suo "ragazzo", per un'isola dove accadrà quel che accadrà? , lo starà ad aspettare per mesi, per anni, convinta che lui maturerà, e intanto lui è al sicuro accomodato nella definizione di "frequentante"?
Non potrebbero scegliere di frequentare solo ragazze o donne che a prima vista si capisce che di avere una relazione seria non gliene importa neanche un po'? No?
Ragazzina, dopo l'aborto corri dalla tua più cara amica, e parlatene, e riparlatene, e chiaritevi bene le idee, sulle questioni amorose, e state in guardia, perchè l'amicizia amorosa è una balla stratosferica. Può fare male, molto molto male.
P.S Strano: di aborto non parla nessuno. Se non quando il tema diventa politico, da "porta a porta".
IL MIO SORRISO
Basta osservarmi una sola volta sorridere, per conoscermi: c'è scritta la mia vita, in quell'attimo. Occorre però essere osservatori, buoni osservatori. Gli altri vedano pure gli occhi, la fronte, il naso, le rughe, la mia età, la bocca. Ma io sono sempre soltanto il mio sorriso.
Si sguazza fra le domande, talvolta...
Quale carta devo girare, per trovare la risposta, l'unica vera risposta?
E qual è, esattamente, la domanda?
Ecco, è capitato
Credo di essere triste.
Credo di essere così triste da far fatica a capire quanto...
Oggi mia figlia ha riempito una valigia, ha chiesto i soldi per il biglietto, l'ho accompagnata alla stazione ed è partita.
Ora sono fuori casa tutt'e due. I miei grandiosi figli diventati grandi.
Linette che si mangia stasera? Una minestrina va bene? Sì dai che abbiamo esagerato un po' in dolci ultimamente ;)
SONO...
Una donna serena. Il mio momento preferito è l'attimo prima di addormentarmi
Una donna appassionata, un'energia senza limiti (perchè so dove attingerne e dove non perderne)
Una donna inquieta
Una donna ferita/impaurita. raramente, meno male.
Una donna felice. Molto più spesso
Una donna decisa
Una mamma che ama e soffre i dolori di tutte le mamme
Ecco mi sono presentata
Esemplare maschio2000, dai 18 agli 81 anni
Per dire...e se fosse solo un malinteso?
(Frammenti di dialoghi fra giovani ragazze raccolti in treno)
Dice:
Desidero ricevere, senza chiedere e senza dare.
Senza essere disturbato.
Senza decidere. (viviamo l'attimo fuggente)
Senza impegno, ecco.
Che già ne è piena la vita, di impegni. A me interessa la parte "che bello", di quello che avviene fra un uomo e una donna. La parte "che fatica" mi piace meno. PRENDERE O LASCIARE.
Lasciate, ragazze.
Qualcuno glielo dirà, un giorno, che è impegno tutto, che è fatica tutto, compreso l'amoreeeee?
Senza offesa eh....!
Un giorno solo di navigazione, e tu guarda come è già dolcemente lontana la costa. Senza strappi.
È rimasta lì, mentre il viaggio prosegue.
Verso si vedrà.
PUNTI DI...SVISTA...
Joseph Roth nel racconto "Aprile", (bellissimo) descrive la fine di un amore nuovo che in realtà era solo un lieve abbaglio, senza senso perchè senza futuro. Lui , che è già sul treno, guarda di sfuggita negli occhi la ragazza, prima di allontanarsene per sempre. Solo per quello sguardo scrisse questo racconto.
Nello scompartimento mi parve che avessi il dovere di piangere. Invece ridevo, vedevo nei campi un pastore che batteva il suo cane, un casellante col segnale che s'irrigidiva sull'attenti, sua moglie che stendeva i panni ad asciugare e un piccolo carretto che barcollava su un viottolo.. "la vita è molto importante!" ridevo "Molto importante!" e partii per New York.