domenica 8 gennaio 2006

P.S: Io amo Amos Oz ;)


Sempre fra i commenti di Lia (linkata più volte in questo blog) c'è qualcuno che cita il grande scrittore israeliano Oz e vorrei condividere insieme a voi la lettura













Ariel Sharon ha trascorso gran parte della vita come un soldato- agricoltore. Come uno dei giudici d’Israele del Vecchio Testamento. Ha difeso il suo villaggio da predoni e aggressori, ha dato la caccia ai nemici, conquistato e distrutto i loro villaggi, ne ha costruiti di nuovi, ha custodito i vecchi, è tornato a inseguire i nemici e via da capo in un circolo virtuoso. Poi è venuto il tempo delle schermaglie tra pastori, che negli anni si sono trasformate in feroci battaglie con migliaia di carri armati da ambo le parti. L’uomo Sharon è rimasto se stesso durante la guerra per l’Indipendenza del 1948, il conflitto dello Yom Kippur del 1973, la guerra in Libano del 1982 e il piano per la costruzione degli insediamenti.

Per tutta la vita, dalla giovinezza alla vecchiaia, ha tenuto fede al principio secondo il quale ciò che non può essere raggiunto con la semplice forza può essere realizzato con l’«extra-forza». Ha stabilito che noi israeliani possiamo realizzare fatti concreti. Che gli arabi dovranno accettarlo e ilmondo prenderne atto. È stato l’uomo dei muscoli. Lo ricordiamo quando, avvolto in bianche fasce insanguinate nel Canale di Suez, minacciò di condurre le legioni contro i politici che avessero osato accordare agli arabi anche la minima concessione. Lo ricordiamo a Beirut, nella spietata crociata con la quale tentò di affermare con la forza un nuovo ordine nel vecchio Medio Oriente. E lo rivediamo costruire centinaia di insediamenti e portare centinaia di migliaia di coloni ebrei in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza, nella regione del Sinai e sulle alture del Golan. L’uomo dei muscoli, sempre. Nel corso di questi decenni l’ho biasimato. Incarnava tutti i difetti che non ho mai sopportato nel mio Paese: quella mescolanza di brutalità e autocompatimento, di insaziabile fame di terra emistica retorica che in un militare laico mi è sempre parsa ipocrita.

Non c’è mai stato un altro individuo che impersonasse al pari di Sharon quest’intossicazione da potere del potere, comune a molti israeliani. Non l’ho mai incontrato personalmente. Non mi sono mai trovato con lui nella stessa stanza. Dicono che all’interno di una cerchia ristretta sia un uomo espansivo, generoso e piacevole. Lo descrivono come un ammaliatore dotato di un vivace senso dell’umorismo, un amante del buon cibo e del lusso. Ho sempre tentato di non lasciarmi impressionare da questo genere di pareri. Odiavo Sharon perché era il nemico della pace. Eppure due anni fa qualcosa è cambiato. Una trasformazione misteriosa. La sua retorica è cambiata in una notte. Il suo vocabolario è mutato. Come se avesse improvvisamente iniziato a parlare una lingua nuova.

Quando, circa due anni fa, Sharon ha detto per la prima volta che l’occupazione era un disastro per gli occupati quanto per gli occupanti, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Quando ha iniziato a parlare di due Stati per due popoli, ho pensato scherzasse. Quando ha citato per la prima volta i diritti dei palestinesi, ho creduto stesse parodiando gli slogan del movimento per la pace. E quando ha annunciato lo sgombero dei coloni ebrei e dell’esercito israeliano da Gaza, ho pensato si trattasse semplicemente di un’astuta strategia. Eppure ha mantenuto la parola. Lo hanno chiamato bulldozer quando ha costruito gli insediamenti, si è comportato da bulldozer quando li ha sradicati. È stata una vera operazione militare. Sharon ha travolto i coloni di Gaza nello stesso stile da guerra-lampo nel quale ha vinto le sue guerre. Non un singolo edificio degli insediamenti è rimasto intatto. Ma ha avuto solo due anni per iniziare a disfare ciò che ha realizzato in trentacinque. Gli insediamenti in Cisgiordania e sulle alture del Golan restano un monumento al vecchio Sharon.

Due i grandi interrogativi insoluti. Perché improvvisamente, nell’autunno della vita, quest’uomo ha così profondamente mutato la sua visione delle cose e cos’altro sarebbe stato disposto a fare per realizzare la pace e la riconciliazione? C’è una cosa che non ha portato a termine, neanche a sgombero ultimato. Non è mai riuscito ad avviare un autentico confronto con i palestinesi, come si usa tra vicini o come fa un capo che siede con un suo pari dopo una lunga faida. Sharon si allontana e continua a dirci: «Comprendo i miei errori. Ho tentato di rimediare, ma la vita non me ne ha dato il tempo».

 

 

© Amos Oz 2006 (traduzione di Maria Serena Natale)




07 gennaio 2006



 

7 commenti:

  1. Considerazioni difficili, soprattutto per chi come me sta “fuori” e vede il moderno stato di Israele come la realizzazione di una risoluzione dell’Onu a scapito di un altro popolo. Ma queste sono cose passate, e fra poco faranno sessant’anni. Importante ora è prendere atto che il Vicino Oriente, il bacino del Mediterraneo, il mondo intero ha disperato bisogno di pace. Così come, con la caduta della cortina di ferro, Berlino è stata riunificata, Gorizia e Nova Gorica non hanno più confini http://www.nolimesgo.net/ (il completamento avverrà tra un anno, con l’adesione della Slovenia al trattato di Shengen), forse si potrà parlare di convivenza tra Palestinesi e Israeliani, che non vuol dire necessariamente comunione di idee, ma significa rispetto reciproco, senza dimenticare il passato, perché fa parte della storia di un popolo, ma dimenticando, questi sì, i vecchi rancori, per non fare la figura del lupo contro l’agnello nella favola di Esopo. Non so perché Sharon abbia improvvisamente cambiato punto di vista (forse per maturazione?). La cosa importante è che l’ha fatto, che ciò che ha cominciato vada avanti anche con il prossimo governo israeliano e che sia d’esempio agli attori degli altri focolai di guerra. Grazie Mir per questo post, Ardovig

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  2. ...sempre cara mi fu questa placida pianura...

    resto sempre confuso ed attratto dalla positività e dalla bontà dei contenuti e dei toni del tuo blog (di te in effetti).
    Ma non ci riesco a lasciarmi pervadere completamente, credimi, ho una visione diversa e la devo espirmere.
    Il signor Sharon, ha fatto quello che ha fatto in vari decenni, da buon israeliano (si badi, non ho deto ebreo...). Ha seguito la sua linea. E va bene. Oggi, vecchio e non saggio ma intelligente e astuto ed anche padre di famiglia...cercava di spianare o perlomeno aprire un decente futuro politico affaristico ai suoi figli un pò coglioni entrambi (come sempre da grandi padri, figli medioci, ne sono un esempio anch' io...).
    Lasciare di se un buon ricordo o perlomeno passabile, dopo aver massacrato donne e bambini a sabra e chatila.
    Anche javhe o come cavolo si chiama, magari prevede perdono e ravvedimento ed il furboe tenta così una sortita razionale e buonista per sdoganare i figli incapaci che già hanno collezionato notevoli figuracce et cadute di stile (vedi il figlione grassone dimessosi per sospetto arraffamento di soldoni dalla knesset...).
    Ecco la mia cinica modesta opinione.
    Ciò non toglie che personalmente non ho nulla contro gli ebrei però gli israeliani mi stanno un pò sulle balle...ma la colpa è nostroinglese che volevamo togleirci la patata bollente dalle mani dopo la II World War, ma il righello sulla carta geografica non è stato granchè efficace.
    E se quel pazzo furioso del neo presidente iraniano avesse ragione? Iri ha detto che gli europei hanno creato lo stato di israele per mettere il problema "sionista ebreo" tutto in un posto pronto per essre sterminato dagli arabi e risolto una volta per tutte.
    E' un pazzo quello, però dice cose... Del resto mostrerebbe ancora una volta la manifesta incapacità arabo mussulmana di essere "un popolo". Cavolo, ve li hanno serviti su un piatto d'argento gli ebrei, nel 1948, senza esercito nè armi nè nulla e voi per tutto 'sto tempo avete giocato alla guerriglia e non siete stati capaci di far nulla?
    Bè fregatevi adesso e fate ping pong con tel-aviv e le sue atomiche serie...
    Quanto al nostro Sharon.. io lo comprendo...è' vero o no che quando si è padri di famiglia in un mondo del genere non bisogna farsi scrupoli per amore dei figli? specie alla fine della propria vita...
    per quanto mi riguarda atomizzerei tre quarti dell'umanità se servisse per i miei figli o familiariamici stretti...nessuno scrupolo, nemmeno per un istante.
    Lo dico io che sono nulla...figuratevi cosa deve pensare Sharon a riguardo.
    Smetto ora e ti bacio sulla fronte per augurarti un grande periodo davanti a te...

    un divertito ilmioblog

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  3. perdona ortografia penosa e refusi...è un portatile con mini tastiera e ho le dite infreddopalarizzate...

    ilmiob(rrrrr)log

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  4. ehm...divertito e divertente, fa bene leggere cose serissime ridendo, quando si può :)
    Shabra e Chatila: ho conservato da qualche parte gli articoli su Repubblica e su Nuovi Argomenti scriotti da Sandro Viola (mio maestro, anche se non lo sa,di giornalismo) , certo che non si può dimenticare. Eppure l'ultimo Sharon...mah...? Astuzia calcolata, solo quella? mah..?

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  5. Puoi? Devi!
    Un bacio...
    P.S. meglio ora che prima il colore

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  6. ci sono errori ai quali non si può rimediare...

    beh, mi ha fatto piacere leggere l'articolo di Amos Oz. I miei (cattivi) giudizi su Sharon mi pesano meno se so di poterli condividere con la sua stessa gente

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  7. Nonstante tutto il sangue e l'odio che ha versato, forse davvero è arrivato a capire che la strada era un'altra, è un'altra.
    Non so chi ha detto che chi ha fatto la guerra non può fare anche la pace, e forse è così. Sharon ha provato a fare entrambe: bene (dal suo punto di vista...) la prima, da guerriero la seconda.
    Spero che qualcuno lì, in Israele e in Palestina, abbia il coraggio di continuare usando metodi e mentalità giuste, da persona che realmente vuole la pace...

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