domenica 12 febbraio 2006

GIUDICARE SÌ, GIUDICARE NO..


Io forse mi sbaglio e non è una regola, ma come si spiega che finora tutte le persone che io ho sentito dire "non si può giudicare!" siano in realtà le persone che più di altre sententenziano giudizi su tutto e su tutti?  Allora forse è il caso di depenalizzare il giudizio, e restituirgli la libertà che gli spetta, compresa quella di sbagliare. Anche perchè è proprio la facoltà ( e la facilità, anche)  di giudicare ciò che è esterno a noi  ci fa poi compiere il passo successivo, che è quello di verificare e correggere il nostro agire, almeno per gratificarci di coerenza e autostima.


Ma, a parte ogni pretestuale dissertazione filosofica (virgolette, ça va sans dire!), vogliamo almeno ammettere che se qui sotto la parola commenti fosse sostituita con la parola giudizio la sostanza rimarrebbe invariata? E' un  bel post, è uno schifo di post, eccetera;))


E poi, giudicare , pur con  umiltà e titubanza,  è dare un valore, ed è il tentativo (consapevole o inconscio- meglio se cosciente e riconosciuto, così si evitano  i danni  del giudizio sommario collettivo, alias pregiudizio) di riposizionare la nostra visione etica della vita quotidiana e dei rapporti. Mica poco.


19 commenti:

  1. amo pensare che giudicare sia in primo luogo costruirsi un punto di vista, una stazione di ossercazione, aperta, ariosa, disponibile a cambiare prospettiva, pur in fedeltà a idee guida come l'onestà, la correttezza ....

    un abbraccio, cara Mirella.

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  2. Mi chiedo se non si debba distinguere tra "esprimere un giudizio" (mi piace, non mi piace; condivido, disapprovo; per me è bene o è male) e il giudicare, cioè emettere una sentenza (di solito inappellabile): condannato o assolto.
    Credo che in questo senso debba essere accolto l'invito a "non giudicare e non sarete giudicati" sul quale forse Ardovig potrà illuminarci.
    Buona settimana

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  3. forse sbaglio, ma mi sento un po' tirata in causa... anch'io recentemente ho appunto detto che non si dovrebbe giudicare. e il suggerimento era indirizzato anche e soprattutto a me stessa. mi impegno ogni giorno nel tentativo di modificare il mio modo di pensare e di esprimermi.
    Condivido pienamente il commento di Carlo. Infatti non si tratta di non avere idee, principi o posizioni. Credo di poter dire la mia opinione su un determinato comportamento, nel senso di dire se mi piace o mi ha dato fastidio, o addirittura mi ha offesa. credo di avere il diritto di esprimere i miei sentimenti nei confronti di un comportamento dell'altro. ma non mi sembra giusto giudicare in giusto o sbagliato ciò che fanno o pensano gli altri. e soprattutto dare giudizi di valore sulle persone.
    A me personalmente spesso danno fastidio anche i giudizi positivi. Non mi piace per esempio leggere nei commenti "è un bel post". Io cerco di evitarlo, ma ogni tanto la forza dell'abitudine prevale ed ecco allora che ricado nei che bello, che brutto, che stupido...
    giudico (valuto) innanzitutto i miei di comportamenti. e sto imparando a non giudicare nemmeno me stessa.
    c.

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  4. Ecco, forse Colfavoredellenebbie ha espresso il senso del mio post, e mi toglie di mezzo quell'incomoda parolona che è il verbo "giudicare". Grazie anche a Carlo e a Cinzia per le considerazioni interessanti. Ho scritto questo post per esporre una volta ancora una parte vulnerabile mia, per riflettere sul fatto che se pure sembriamo migliori presentandoci come persone che non giudicano, alla fine scopriamo che...che non è mica tanto vero. Poi possiamo decidere quale parola usare per esprimere meglio il concetto, certamente. Una stazione d'osservazione ariosa e aperta per esempio mi piace. Niente dogmi. E cara Cinzia, quando tu dici "sto imparando a non giudicare nemmeno me stessa" dici una gran cosa, e ti ammiro molto perché è una cosa che dico anch'io, solo che io, a differenza di te, quando dico così è perchè ne sono ancora ben lontana. Ecco, io sono ben lontana dall'essere una persona che comprende e non giudica mai. Ma lontanissima. Io continuo a mettere le mani nel mio fango, e avanzo lentamente sporcandomele di continuo. La sola cosa che non devo imparare perchè so fare benissimo è quella di non rimanere mai ferma sul posto, e so accidenti che andare avanti e non andare in senso circolare è una fatica seria, non bastano le parole e le intenzioni. E per andare avanti qualche volta (mi) occorre prendere tempo e distanze, arretrare per vedere meglio, uscire dal coro per esplorare il mio sentire. Poi scivolo nell’imprudenza di esprimerlo, talvolta, il mio sentire, e non sempre arrivano applausi, se è un sentire fuori dal coro. Giustamente.

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  5. non è forse vero che ogni asserzione è un giudizio?.."io non giudico" (che bravo che sono) "preferisco non esprimere giudizi" (che senso di responsabilità...) Invece abbiamo chiara e lampante la nostra presa di posizione: siamo composti di intelligenza e di sentimenti che combinandosi assieme danno un giudizio più o meno pertinente, l'importante e poterlo sempre rivedere...se c'è necessità.

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  6. Mirella, ogni tuo commento è una luce.
    E c'è un giudizio: positivo!

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  7. Nel mio piccolo: senza giudizio non penso ci possa essere distinzione fra questo e quello, fra "bene" e "male" ( virgolettato, eh?).
    Senza giudizio non c'è scelta, e senza scelta non c'è differenza alcuna.
    E io non credo sia così, magari m'illudo, ma continuo a pensare che ci sia una qualche scala di valori, magari opinabile, ma che "distingue" e perciò ci guida...
    Confuso, ovviamente, ma rispecchia come sto in questo periodo...

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  8. un abbraccio, anche per questa tua capacità di costruire percorsi di pensiero.
    :)

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  9. penso: non tanto al giudizio, quanto alla motivazione che ha portato a giudicare/commentare/esprimere quel pensiero....

    per il resto, poco contano, se non riescono ad essere motivati e convincenti..

    poi, digerisco i giudizi dopo averci pensato sù, con calma...sono cose che, perme, vanno masticate, dopo, in solitudine...se non si ha una chiusura mentale assoluta...


    per cui, prendo tutto e metto in saccoccia dicendomi: bene, si vedrà...

    un saluto..

    bel tema

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  10. Vi ringrazio, mi piace questo pensare prismatico.

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  11. Tanto per parlare...

    Davvero diamo solo un valore a ciò che giudichiamo? Un valore "esterno" a noi?
    Oppure diamo una conferma a noi stessi, paragonando ciò che ci apprestiamo a giudicare con il valore che ci attribuiamo?

    Mi spiego meglio...

    Se leggo una cosa bella e la giudico bella, dico a me stesso che sono bello per poterla giudicare/comprendere come tale...
    Se leggo una cosa brutta e la giudico brutta, dico a me che sono meglio di ciò che leggo o di chi scrive...

    In definitiva intendo dire... non sarà che abbiamo tanta fregola di giudicare ogni cosa solo perché in questo modo confermiamo il giudizio su noi stessi?

    Troppo contorto? Bah... non saprei

    Giudicate Voi!!!!

    : )

    Alessandro

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  12. ..quasi contorto, Alessandro: si raddrizza forse dicendo che mettiamo sempre la nostra persona al centro. E per forza, altrimenti siamo psicotici.

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  13. Beh l'importante è che il giudizio non sia pregiudizio. Che sia dettato almeno dalla sincerità, dalla obbiettività per quanto possibile, non per ultima c'è la libertà.
    Giovanni.

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  14. ognuno di noi,come già detto da genio, giudica sempre e comunque.
    Almeno sulla base del mi piace o non mi piace.
    E questo post mi piace.
    Ogni volta che giudichiamo però esprimiamo che qualcosa vale rispetto a qualcosa d'altro cui stiamo più o meno implicitamente mi sembra di valore.
    quindi diciamo che qualcosa ci piace o meno perché corrisponde o meno a qualcosa che ci appartiene.
    Quando giudichiamo parliamo a noi dell'altro e gli diciamo: mi piace ovvero: mi riconosco in quel che dici, fai, etc. oppure non mi piace: non mi riconosco in quel che dici e fai.
    Un passo ulteriore sarebbe spiegare come mai mi riconosco in quel che dici o fai: perché dici cosa che condivido? o le dici in un modo che condivido, o che addirittura dà parole a cose che ci sono dentro di me? O altro.
    Insomma, mi piace questo post, perché dice cose che condivido, in particolare condivido la voglia di capire cosa c'è dietro ad un "modo di dire" e di cercare di uscire dal noto per andare nel non noto. Mi piace che ci si interroghi su quel che accade, che ci accade di fare con le nostre parole e con i nostri pensieri :-)

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  15. Giudicare gli altri significa mettersi su un piedistallo. E io non faccio che salirci prima che qualcuno mi ricacci giù :-)

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  16. Giudizio in fondo significa scelta, assoluzione e condanna ne possono derivare, ma anche condivisione o astensione.
    Il termine biblico giudicare si applica più alle conseguenze del giudizio, in particolare alla condanna, ma anche alla valutazione.
    Il giudizio quindi è una forza dell'uomo, dall'uso che se ne fa dipendono le conseguenze.

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  17. L'ebraico, e l'aramaico - la lingua parlata in Isreale nel primo secolo - raggruppano in un solo termine "giudicare" e "condannare". Siamo dunque chiamati a giudicare, a discernere, a scegliere, ma non sta a noi condannare. Ardovig

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