venerdì 21 gennaio 2011

Orazio Martinetti è uno storico della Svizzera Italiana, ed è l'autore dello scritto (che risale a qualche mese fa, a..diciamo prima di Mubarak) che vorrei condividere con voi, amici d'Italia. 


Ciao Italia



di Orazio Martinetti



 



Sottoscriverebbero oggi, i Consiglieri federali Hans-Rudolf Merz e Micheline Calmy-Rey, queste parole, espresse da Giuseppe Motta nel 1920 nelle vesti di Presidente della Confederazione? Le parole sono queste: «Gli Svizzeri amano l’Italia perché sanno che l’Italia non è soltanto “la terra dei fiori, dei suoni e dei carmi”, ma prima e più ancora la madre del diritto e della civiltà. Gli Svizzeri stimano gli Italiani perché ne conoscono le virtù singolari d’ingegno, di misura, di laboriosità, di sobrietà, di gentilezza. La gentilezza è virtù schiettamente italiana…».  Questo pensava e diceva Motta novant’anni or sono, all’indomani della grande guerra, catastrofe immane che aveva dissolto un impero come quello austro-ungarico. L’airolese aveva probabilmente in mente le pagine giobertiane del Primato morale e civile degli italiani.



(...)



Che cosa sta succedendo all’Italia, alla nostra madre culturale, alla custode della nostra lingua? La domanda turba noi, svizzero-italiani,  e poi turba tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’italiano e dell’italianità nel mondo. Ma angoscia soprattutto gli italiani stessi, perlomeno coloro che sono sinceramente preoccupati per il clima da basso impero che ha investito il paese, le istituzioni, le università, il mondo dell’informazione,  la ricerca scientifica, l’editoria. Noi qui seguiamo i recenti episodi di corruzione e spreco come comitive davanti ad un acquario. Ma per chi questa situazione la vive giornalmente è un dramma. Alcuni di loro – come Giorgio Bocca, Curzio Maltese, Marco Alfieri, Guido Crainz – hanno scritto parole di fuoco sul «declino della nazione» e sul sultano che la guida. 



Si dirà che  il catalogo di tali vizi non è nuovo, anzi è antico, risalendo addirittura all’invettiva dantesca «Ahi, serva Italia, di dolore ostello…». Ma non è di questo che vogliamo parlare.  Qui si vorrebbe sottolineare una conseguenza che è perniciosa anche per noi, ticinesi, e «italici» in genere. Perché l’Italia decadente, lacerata, sfiduciata,  trascina con sé anche l’italianità fuori d’Italia. Non è possibile ignorare questo rimbalzo. Detto grossolanamente: se l’Italia cresce, crescono anche la lingua e la cultura italiane fuori d’Italia, il potere contrattuale delle minoranze latine nei confronti di Berna; la presenza dell’italiano nei licei e nelle facoltà di lettere; se l’Italia precipita nella scala internazionale del prestigio e della considerazione,  scendono anche la Svizzera italiana e la colonia italiana nella Confederazione. È un’illusione credere che la nostra «personalità» linguistico-culturale possa sussistere e prosperare lontano dal tronco principale, dentro una specie di bolla autosufficiente. 



Purtroppo questo governo Berlusconi davvero «poco gentile» ha guastato tutto. La sue iniziative, anziché favorire gli scambi, ha alzato barriere e creato ostacoli. Gli stessi collegamenti ferroviari dal Ticino verso Milano si sono fatti più saltuari e macchinosi. Anziché progredire sulla strada delle relazioni transfrontaliere, dei progetti comuni, degli accordi effettivamente rispettati da una parte e dall’altra, si sta regredendo verso una nuova guerra fredda italo-svizzera. Una situazione che purtroppo finisce per alimentare anche il mulino in cui sono all’opera i mugnai del regionalismo regressivo ticinese.

7 commenti:

  1. Il vantaggio di abitare sul confine è che puoi andare a fare la spesa a Sesana o a prendere un caffè a Capodistria e respirare un’aria diversa.
    Non che gli sloveni non abbiano problemi, ma almeno sono quelli normali, quelli che da tempo interessano – o gravano su – un po’ tutto il mondo occidentale, e non veline, ruby (che non è una nostra amica, per favore chiamatela per cognome!), burca burca, arcore e tutto il resto.
    Poi rientro in Italia è torno a respirare quest’aria.

    RispondiElimina
  2. Come è vero: e mi riferisco anche (per me che ogni tanto seguo progetti tranfrontalieri) al clima di imbarazzo quando cerchi di promuovere per gli svizzeri-italiani,degli incontri oltre confine...

    RispondiElimina
  3. ...è tanto che io ho detto...Ciao Italia.
    Un saluto a te.
    Alessandro

    RispondiElimina
  4. http://tv.repubblica.it/dossier/caso-ruby-bunga-bunga/insulti-a-lerner-mentana-al-premier-inopportuno-usare-quei-termini/60655?video=&pagefrom=1

    RispondiElimina
  5. Il buon Orazio da Varenzo ha detto a voce alta quello cho molti di noi pensano fra sé e sé...

    RispondiElimina
  6. Che mi si faccia grazia dell'espressione maldestra...

    RispondiElimina
  7. Cara Eliane, ti facciamo grazia di tutto quello che vuoi, se ci dici che stai per arrivare a trovarci! :-) (firmato Mir e Deli e Linette ecc)

    RispondiElimina