martedì 11 ottobre 2005

Siamo peggio di quel che dicono le parole, ma quando riusciamo a dirle siamo meglio. Quando riusciamo a dirle, certe volte come adesso, siamo semplicemente quello che siamo.


Parole

5 commenti:

  1. Bello il pensiero di Fuoridaidenti. Le e-mail, le chat, gli sms, ci stanno togliendo la riflessione di quando, avant'ieri, si usava la stilografica e si sceglieva il colore della carta. Ardovig

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  2. No Ardovig, persino via sms mi sono arrivate parole di condoglianze, e io li ho accolti così come erano stati pensati dalla persona che me li inviava: intatti nella loro profonda intenzione di esprimere solidarietà.

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  3. Lo credo. Non intendevo punto minimizzare i vantaggi delle nuove tecnologie (conosci il mio pdv: il progresso ha molti aspetti positivi), ma pensavo a coloro che ne hanno fatto l'unico strumento di comunicazione. Ciao, Ardovig

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  4. Il senso di quel che intendevo dire (a proposito, grazie della citazione) era pressappoco questo.
    Magari siamo nella realtà (in quella che si presume sia la realtà cioè in quel fitto fitto interagire di maschere che è obiettivamente la realtà) ecco, lì dentro siamo peggio o meglio di quel che sappiamo di essere effettivamente nel nostro profondo. Le parole, certe parole e certe volte, dicono come un flash che si brucia quel che davvero siamo. O almeno a me così pare che sia.

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